Eccesso di pessimismo o attenta analisi delle prospettive? Sta di fatto che per quest’anno, a causa della pandemia, gli operatori dell’industria vitivinicola prevedono una contrazione complessiva del fatturato monstre: nella forchetta -20%/-25%.
In soldoni fanno circa 2miliardi in meno. La risultante di minori vendite nazionali ed estere per effetto del lockdown del settore Horeca (ristoranti, bar, enoteche) e per la caduta del commercio mondiale, stimata dalla Wto tra il 15% e il 30%. Questo il quadro dipinto da un sondaggio condotto dall’area studi di Mediobanca sul settore vinicolo nazionale e internazionale che riguarda 215 società di capitali italiane. In dettaglio, nel sondaggio, con riferimento alle sole esportazioni, il 60% delle imprese si aspetta per il 2020 una flessione delle vendite e, all’interno di queste, il 37,5% prevede che la flessione sarà superiore al 10%. Dunque un quadro peggiore di quello del 2009, quando il 60,6% delle imprese vinicole subì un calo di vendite con una flessione del fatturato del 3,7% e con cadute oltre il 10% che riguardarono il 24,2% delle imprese. Alla fine si ipotizza che l’export cali tra 0,7 e 1,4 miliardi. E il mercato domestico intorno al miliardo.
Corsa al rallenty
I dati preconsuntivi relativi al 2019 indicano che i maggiori produttori italiani hanno chiuso lo scorso anno con una crescita del fatturato dell’1,1%, in frenata rispetto al quadriennio precedente (2014-2018) in cui le vendite sono cresciute a ritmi compresi tra il 6,7% del 2018 e il 4,7% del 2015. Il rallentamento del 2019 è attribuibile a mercato interno (-2,1%), in controtendenza rispetto all’export, che ha segnato una crescita del 4,4% rispetto al 2018 anche se lontano dalle crescite oltre il 7% del triennio 2015-2017. Il fatturato pre-consuntivo del 2019 conferma sul podio i tre maggiori player italiani: Gruppo Cantine Riunite & Civ a 630 milioni (+2,9% sul 2018), al cui interno Giv fattura 406 milioni (+4,7%), seguito da Caviro a 329 milioni (-0,4%) e Palazzo Antinori a 246 milioni (+5,3%). I primi due sono cooperative, Antinori è il primo tra i privati.
Seguono Casa Vinicola Botter a 217 milioni (+10,9%), Fratelli Martini a 210 milioni (-2%), Casa Vinicola Zonin a 205 milioni (+1,4%), Enoitalia a 199 milioni (+9,7%) e Cavit a 191 milioni (+0,5%). Subito dopo Santa Margherita che con 189 milioni (+6,8%) chiude il miglior bilancio della sua storia. In decima posizione, Mezzacorona a 187 milioni (-0,8%). Tra i campioni di export svetta Casa Vinicola Botter con il 93,7% del fatturato. A ruota seguono: Farnese al 92%, Ruffino al 91,4%, F.lli Martini con l’86,1%, Mondodelvino con l’83,3% e La Marca all’82,8%.
Emanuele Scarci