Lo ha detto Attilio Scienza da Roma
Ogni anno l'Italia perde fino al 5% della sua viticoltura. Urge un cambio di visione, la cisgenetica è meglio del biologico per tutelare la biodiversità.
E' quanto ha sottolineato Attilio Scienza, biologo e genetista della vite all'Università di Milano, nel ricevere il premio dell'Associazione Città del Vino in occasione della cerimonia del Trentennale, nei giorni scorsi al Campidoglio. “La nascita dell'agricoltura è un atto di genetica”, ha detto. Già nel Neolitico, ha ricordato l'esperto noto per gli studi sul Dna dei vitigni italiani e internazionali, “l'uomo ha scelto piante e animali da allevare vantaggiosi per l'alimentazione. Filo conduttore delle innovazione è la paura; siamo la civiltà dell'angoscia, – ha sottolineato – del mille e non più mille e quindi della finitezza del mondo. La viticoltura biodinamica e biologica, che sono per il mantenimento delle risorse naturali, nascono proprio da un sentimento di paura. Ma noi dobbiamo andare aldilà. La scelta del biologico – secondo Scienza – non è convincente perché è una via senza uscita. Non possiamo accontentare di tornare nel passato, per poi non avere un futuro. Sarebbe come rattoppare la nave di Teseo”.
Ogni anno, ha precisato il ricercatore, in Italia perdiamo tra il 3% e 5% del potenziale produttivo, per l'invecchiamento degli impianti o per l'abbandono della vigna perché non rende più. “In 15 anni si perderà il 45%. Il Lazio e l'Umbria hanno già perso – ha detto Scienza – il 50% della loro viticoltura. Urge un cambio di visione. Attraverso il genoma editing, e in generale con la cisgnetica, stiamo lavorando con la Fondazione Mach a Trento per rendere la vite resistente alle fitopatologie. Vogliamo uve Sangiovese che non debbano più essere trattate con la chimica e portainnesti resistenti al sale e ai cambiamenti climatici e per fare questo abbiamo una piattaforma che produce colture in vitro. Puntiamo a costruire una raccolta di germoplasma esemplare a livello europeo”. Secondo Attilio Scienza, “la cisgenetica può dare certezze al viticoltore, dobbiamo far capire ai politici Ue e agli operatori del vino che la forza di queste tecniche innovative è far sì che la viticoltura abbia dalla distruzione cellulare un cambiamento utile anche alla tutela dei paesaggi, quei filari che nelle nelle Langhe Roero hanno trovato il riconoscimento Unesco per il quale ora sono in corsa le colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, dopo il riconoscimento a sua volta già ottenuto dalla viticoltura eroica ad alberello sull'isola siciliana di Pantelleria. L'associazione delle oltre 400 Città del Vino ha dato molto, in 30 anni, alla ricerca in difesa delle varietà autoctone, in particolare del Sud. Dando ad ogni Comune quasi un ruolo di custode della biodiversità. Aspettiamo però un quadro normativo certo a livello Ue, ma il negoziato è arduo per lo scarso interesse dei Paesi nordici, quelli che non producono vino”.
C.d.G.