L'inverno che non c'è preoccupa anche i viticoltori. I 20,8 gradi registrati la mattina del 2 febbraio a Umbertide dalla stazione di rilevamento del Centro funzionale della Protezione civile umbro “sono la testimonianza che ci dobbiamo attendere qualcosa di negativo per quella che sarà la vendemmia 2020, la speranza è che arrivi finalmente l'inverno”.
A dirlo all'Ansa è Riccardo Cotarella, presidente mondiale degli enologi e produttore umbro. “Stiamo vivendo l'inverno più caldo che a memoria d'uomo si ricordi – ha sottolineato – e questo sicuramente non gioverà alla prossima produzione e all'agricoltura in generale. Già alle 9 di mattina si registrano in molte località oltre 13 gradi e siamo al 2 febbraio, è chiaro che non sia normale – sottolinea Cotarella -, anche se adesso è molto difficile immaginare quanto sarà negativo l'effetto che questo clima avrà sulle coltivazioni”. L'eonologo tiene però a evidenziare come “ancora non sia tutto perduto. Abbiamo davanti a noi ancora delle settimane che potrebbero essere caratterizzate dal freddo e questo rimetterebbe a posto molte cose”.
Cotarella evidenzia inoltre l'esigenza di “una maggiore cura per il pianeta”. “Inverni come questi – dice – sono il frutto anche di cambiamenti climatici dovuti alle grandi fonti di inquinamento, in agricoltura sono stati fatti enormi passi avanti in termini di sostenibilità e molti altri li dovremo fare, ma così non è stato invece per altri settori produttivi”.
C.d.G.