Le fiamme non sono state del tutto domate. Incalcolabili i danni. Arianna Occhipinti: “I responsabili siano assicurati alla giustizia”
Chiaramonte Gulfi, nel ragusano, nel cuore del Cerasuolo di Vittoria Docg, è stata colpita al cuore da una serie di incendi che hanno distrutto ettari di bosco, macchia mediterranea e vegetazione.
Sono state distrutte due aziende zootecniche, la Tumino e Cascone, non c'è luce elettrica, manca internet e non funzionano i telefoni. Sono morti decine di capi di bestiame. Un intero comprensorio è stato profondamente segnato da questa tragedia che ha, come al solito, nel'uomo il principale colpevole, visto che è stato accertato che si tratta di un incendio di origine dolosa. Dopo l'incendio, ancora in corso in alcune zone, le associazioni del territorio hanno manifestato grande preoccupazione. Mentre a pochi chilometri, con una festa, il Cerasuolo Ibla Party, si celebrava il territorio, i produttori e gli operatori economici che vi lavorano ogni giorno, una vasta parte del patrimonio naturalistico che lo rende unico andava perso tra le fiamme. Bilancio duro e doloroso quello che la provincia di Ragusa e la città di Chiaramonte Gulfi in particolare. E ci sono polemiche sui soccorsi: sono passate moltissime ore prima dell’arrivo dei canadair, e l'incendio, ormai incontrollabile, continuava con la sua opera di distruzione.
“Siamo addolorati per questa ennesima tragedia – spiega Arianna Occhipinti, presidente dell’associazione Strada del vino Cerasuolo di Vittoria – a cui il nostro territorio è condannato per l’incapacità e la mancanza di attenzione che la politica siciliana riserva alle questioni cruciali. È l’ennesimo fallimento a cui la Sicilia assiste impotente: di fronte a tanta devastazione i responsabili devono essere chiaramente individuati perchè non passi il messaggio che nulla cambierà; allo stesso tempo deve essere reso pubblico il piano d’azione affinchè questo non accada più. Se tra pochi giorni un incendio di tale proporzioni cade nel dimenticatoio senza nessuna azione concreta significa che a breve saremo condannati a riviverlo. Moltissimi imprenditori che ogni giorno lavorano per valorizzare il territorio anche al di fuori dei confini dell’isola, si trovano a combattere con delle dinamiche che rendono veramente “estrema” l’agricoltura nelle nostre zone. Parlo anche di continui danni, pressioni e ritorsioni a cui l’agricoltura è sottoposta da alcuni gruppi di potere regionali o locali: la verità è che gli imprenditori agricoli in Sicilia sono una categoria a rischio. È sotto gli occhi di tutti il balzo in avanti che la Sicilia nell’ultimo decennio ha fatto in termini di turismo, cibo e vino e ci meravigliamo che gli operatori del settore siano ancora oggi lasciati in balia di incendi o altri pericoli quotidiani senza nessuna preoccupazione da parte della politica regionale”.
L’ inquietudine per una gestione del territorio poco attenta è condivisa anche da Slow Food, che in queste ore sta seguendo con grande attenzione la vicenda di Chiaramonte Gulfi: ”Mi unisco all’accorato dolore del territorio- dichiara Giancarlo Gariglio, co-curatore della guida Slow Wine – Il danno che in poche ore si arreca causa una perdita notevole di biodiversità, che difficilmente verrà recuperata. Purtroppo ancora una volta il lavoro instancabile dei molti è mandato in fumo dall’incuria inoperosa dei pochi che governano”.