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Scenari

Le pesche “insacchettate” di Leonforte: il frutto Igp apre a Roma il convegno dell’Aicig

08 Settembre 2016
Il_Presidente_del_Consorzio_Pesca_di_Leonforte_Salamone_1 Il_Presidente_del_Consorzio_Pesca_di_Leonforte_Salamone_1

 
 

di Fabiola Pulieri

Ad inaugurare ieri a Roma la ripresa dei lavori dell'associazione italiana consorzi indicazioni geografiche dopo la pausa estiva, è stato un convegno su un prodotto di nicchia made in Sicily: la pesca di Leonforte Igp.

All'incontro hanno partecipato il presidente dell'Aicig Giuseppe Liberatore, il presidente del Consorzio di Tutela della Pesca di Leonforte Igp Carmelo Salamone e il responsabile commerciale della Pesca di Leonforte Igp Domenico Di Stefano.
Ben nota ai siciliani per la particolarità che la contraddistingue e cioè l'insacchettamento e per la storia della sua nascita assolutamente casuale, la pesca di Leonforte Igp è diventata ormai una vera eccellenza nel settore agroalimentare italiano per la sua spiccata dolcezza, croccantezza e inebriante profumo. Naturale sintesi di antiche varietà e di un particolare microclima che ne caratterizza la maturazione, la pesca di Leonforte è il prodotto di due ecotipi locali: Bianco di Leonforte e Giallone di Leonforte. Queste vecchie varietà, nate spontaneamente negli agrumeti e di cui non si ha notizia della provenienza dei semi, maturano tardi e si coltivano nella zona centrale della Sicilia, in un territorio non contaminato da rifiuti e scarti industriali, ricco di rilievi e vallate alternati ad aree pianeggianti e colline tra i 200 e i 1000 metri sul livello del mare, che è quello di Leonforte, dove è presente la più significativa produzione, ma anche nelle zone di Assoro, Agira, Enna e Calascibetta.


(Carmelo Salamone e Domenico Di Stefano)

Principale caratteristica che distingue questa pesca dalle altre varietà più comuni è la particolare tecnica dell'insacchettamento che prevede l'utilizzo di un sacchetto di carta pergamena argentata, a protezione di ogni frutto, chiuso con un sottilissimo fil di ferro in modo da preservare la pesca dai parassiti, ma anche dagli agenti atmosferici più violenti quali vento e grandine. Questo esclusivo modo di proteggere i frutti, nato sul finire degli anni '50, dalla geniale intuizione di un imprenditore agricolo, a seguito di una infestazione da mosca mediterranea e in mancanza di antiparassitari, è diventato una pratica consueta per la zona di Leonforte, anche se molto onerosa. Soltanto a partire dagli anni settanta si è affermata una peschicoltura specializzata che ha portato ad un consistente incremento delle superfici dedicate alla coltivazione con conseguente ampliamento del mercato e della commercializzazione. Nel 1996 due cooperative presenti sul territorio, “La settembrina Leonfortese” e “La Biofrutta Leonforte”, hanno costituito il Consorzio di Tutela della Pesca di Leonforte con l'intento di preservare, valorizzare, promuovere e commercializzare questo prodotto così unico e così esclusivo. Il responsabile commerciale del Consorzio, Di Stefano, ha affermato: “il Consorzio sta creando tanta occupazione e sviluppo in un'area depressa in Sicilia che è quella di Enna e il dato più incoraggiante è che non c'è concorrenza tra i produttori, ma anzi tanta collaborazione, molte sono le cooperative che si stanno unendo e per i prossimi 20/30 anni saranno impegnate in un grande progetto che prevede l'aumento della produzione dei pescheti e delle pesche”.

Ha proseguito Di Stefano: “Questa pesca, contrariamente a ciò che può sembrare scontato, ha il sapore della pesca. Uno dei suoi punti di forza è che l'insacchettamento lo abbiamo inventato noi e ogni frutto ha un rapporto diretto con un essere umano, che se ne prende cura e lo protegge. La nostra pesca ha un vantaggio: è un frutto a residuo zero, anche se non ancora biologico, nel periodo invernale infatti si usa fare uno o due trattamenti al rame, ma è un frutto sano e genuino”. L'insacchettamento della Pesca di Leonforte avviene a giugno, quando la pesca ha la grandezza pressapoco di una noce e solo agli inizi di settembre i sacchetti vengono staccati dall'albero. La pesca di Leonforte ha un'altra peculiarità che è quella di essere un frutto tardivo, che viene raccolto da settembre a novembre e che si immette sul mercato quando le altre tipologie di pesca non vengono più commercializzate.
“Questa è la storia di una piccola follia” ha commentato il Presidente del Consorzio Carmelo Salamone “che, nata per caso tra le coltivazioni di agrumi e frumento, è proseguita con grande forza di identificazione territoriale e di volontà, visto il lavoro certosino che richiede l'insacchettamento di ciascun frutto, lavoro ripagato dalla qualità della nostra pesca e dalla sua dolcezza e bontà. Questa pesca concentra in sè la nostra identità territoriale e la tutela di una biodiversità che da sempre ci differenzia dagli altri”.

La produzione media annua è di 400 tonnellate e di queste solo la metà è destinata a diventare Igp. Grazie all'intenso lavoro del Consorzio di Tutela della Pesca di Leonforte infatti, nel 2010 si è raggiunto l'obiettivo dell'Identificazione Geografica Protetta (Igp) e nel 2013 lo stesso Consorzio è stato riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali come organo competente alla tutela e alla valorizzazione del marchio “Pesca di Leonforte”. Oggi questa pesca profumatissima, dalla polpa soda e dolce di color giallo intenso in contrasto con la sua buccia, che a causa della esposizione al sole, schermata dal sacchetto, appare di un giallo molto leggero, è coltivata da venti produttori locali aderenti al Consorzio di Tutela e commercializzata per il 90% in Italia, soprattutto in grandi catene della GDO e in parte all'estero, in Germania e a Dubai.