Nono anno consecutivo per le nostre “Parole dell’anno”.
Ormai una consuetudine di un articolo che, ogni primo gennaio, segnala quali potrebbero essere le parole che potranno caratterizzare una tendenza o una necessità in questo nuovo anno che ci apprestiamo a vivere.
FABRIZIO CARRERA
ASTEMIO
La mia parola per l’anno 2022 è astemio. Noi di Cronache di Gusto, come è possibile immaginare, non apparteniamo alla categoria definita da questa parola di sette lettere. Non faremmo questo mestiere ed io non mi sarei inventato il giornale che state leggendo. Tuttavia la parola astemio, che deriva dal latino abstemius (via dal vino, più o meno) ed è sia aggettivo che sostantivo, suscita in me una certa suggestione. Soprattutto da quando ho scoperto che nella lingua francese la parola astemio non esiste. Sì, è così. Non esiste. I francesi per definire qualcuno che non beve non hanno una parola specifica. Non è codificato nel loro vocabolario. Sono costretti a usare una frase del tipo “non gli piace bere il vino”, oppure “non ama bere” e via dicendo. Se ci pensate un attimo tutto questo è fantastico. E se è vero che una lingua è lo specchio di un popolo capite bene perché i francesi non hanno omologato il termine astemio. E probabilmente comprenderete perché i francesi, in fatto di vino, sono per noi irraggiungibili. È un fatto semantico, semiologico, culturale. Per la loro lingua una persona che non beve non è ammissibile. Quindi non c’è una parola per definirla. Ed allora astemio è la mia parola per il 2022. Perché mi piacerebbe che l’Accademia della Crusca prendesse a cuore la questione e decretasse in qualche modo l’abolizione della parola “astemio”. Una provocazione, d’accordo. Sarebbe un modo per rendere onore al fatto che il vino per l’Italia riveste un ruolo primario, siamo il primo Paese produttore di vino al mondo per quantità e il vino è un motore importante del sistema Italia. Senza pensare al record di vitigni autoctoni, alla storia, al fatto che non esiste regione del nostro Paese che non ne produca. Il vino per noi italiani è davvero tanto. Davanti a tutto questo possiamo permetterci una parola come “astemio”?. Decisamente no.
GIORGIO VAIANA
POSITIVO/NEGATIVO
In questi ultimi mesi questi termini hanno fatto parte della nostra vita. Ma a significati inversi di quello a cui eravamo abituati. Di solito una persona positiva era una persona da frequentare, conoscere meglio… Oggi è una persona da evitare, da recludere in quarantena… Da starci il più lontano possibile. E così con il termine negativo. Io, che di solito sono una persona abbastanza permalosa, ho fatto i salti di gioia quando mi hanno detto che ero “negativo”. Ecco, mi piacerebbe che questo 2022 potesse far tornare il significato reale e conosciuto dei termini “positivo” e “negativo”.
TITTI CASIELLO
UNIRE
“Non ti disunire, non te lo puoi permettere” è una frase tratta dal film “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino e ha segnato la mia parola dell’anno. Io l’ho intesa come una responsabilità e un dovere di ognuno di noi di non staccarci dalle nostre anime, dalla nostra essenza. In questi tempi che impongono distanziamenti fisici, il peggiore di tutti i mali sarebbe, infatti, un distanziamento da noi stessi. Perché una delusione disunisce, un dolore disunisce, avere paura disunisce, non provare a realizzare i nostri sogni disunisce. Ma noi dobbiamo rimanere saldi a noi stessi: non perdiamo la nostra curiosità di conoscere il mondo, al massimo adattiamola ai tempi che corrono; non lamentiamoci, ma alimentiamo la nostra mente al divertimento. Nutriamoci della cultura dei libri e degli altri e diventiamo famelici di questo cibo. L’unico rischio che potremo correre è solo quello di innamorarci di noi stessi.
ROBERTO CHIFARI
RIPARTENZA
Sembra una parola già sentita, e forse lo è. In verità però, di ripartenze reali negli ultimi due anni non ce ne sono state, di false partenze forse anche troppe. È necessario ri-progettare le nostre vite, perché la pandemia ha cambiato il presente e forse riscritto il nostro futuro. Il 2022 può essere l’anno della ripartenza personale per valorizzare ciò che abbiamo e a cui spesso non diamo un reale valore; esaltare i piccoli dettagli del quotidiano e centrare le nostre priorità.
AMBRA CUSIMANO
RESILIENZA
La resilienza è la capacità di superare le avversità in maniera positiva. Non è una capacità intrinseca in ognuno di noi, ma possiamo lavorarci su per migliorare la nostra condizione esistenziale. In un periodo così costernante è necessario trovare quella spinta propulsiva che c’è in ognuno di noi per ricominciare, ma quando non riusciamo a farcela da soli possiamo sempre chiedere un aiuto a chi ci è più vicino.
FILIPPO FIORITO
KM O
Parola estremamente abusata, che usiamo per indicare il consumo sostenibile di materie prime da consumare in loco, ma a migliaia di chilometri dalle case in cui viviamo. È un discorso estremamente conservatore – e me ne dispiaccio – di una persona che immagina se stessa come estremamente progressista. Credo che il pianeta terra non possa più sopportare il peso dei nostri spostamenti. Prendiamo aerei, navi, treni, macchine per percorrere distanze sempre meno sostenibili dal punto di vista ambientale. Lo facciamo per lavoro, svago, diletto, vacanza, per conoscere il mondo in maniera particolareggiata. Ci spostiamo per passione e accresciamo il nostro bagaglio culturale perché nell’era del mondo globalizzato è facile viaggiare. Così ci ritroviamo a bere pisco in Cile (i bar a pisco in Cile sono paurosi), baijiu in Cina (un liquore distillato dal sorgo), o a scoprire l’arak in Medio oriente, un distillato di succo d’uva con grani d’anice e normalmente servito in piccoli bicchieri con acqua e ghiaccio. Alcuni prodotti alimentari si sono a loro volta globalizzati, come il curry indiano di facilissima reperibilità in tutto il mondo (occidentale ovviamente o comunque benestante) o il pad thai che ci servono in un qualsiasi ristorante thailandese a Palermo. Ma per farsi affascinare dal platano fritto si deve ancora andare in America centrale e meridionale; per mangiare una poutine dovremmo raggiungere il Québec. A quel punto diremo quanto ci ha emozionato degustare di prodotti locali e pietanze tipiche praticamente impossibili da trovare altrove. Ed elogeremo in modo quasi scontato e acritico i benefici della filiera corta. Purtroppo, questa medaglia ha un rovescio, su cui non sempre ci si sofferma a riflettere: i prodotti a “km 0”, la filiera corta, la sostenibilità alimentare sono inversamente proporzionali all’impatto ambientale che i nostri spostamenti determinano. In questo momento, per percorrere una distanza enorme come quella che c’è tra la Sicilia e gli Emirati Arabi Uniti, bastano cento euro. Seimila chilometri senza scalo da Catania a Dubai per una cifra irrisoria: siamo sicuri che tutto questo possa continuare ancora a lungo?
ANNALUCIA GALEONE
SPERANZA
Il lungo e difficile periodo segnato dalla pandemia non cenna a terminare, anzi sembra rigenerarsi. Auguro a tutti nel 2022 di avere speranza non fine a se stessa, ma supportata e accompagnata dall’azione, dalla voglia di fare per migliorare prima noi e poi semmai gli altri. Le parole di Mahatma Gandhi esprimono al meglio quello che è il pensiero. “Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto. Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte. Scopri una sorgente, fa bagnare chi vive nel fango. Prendi una lacrima passala sul volto di chi non ha mai pianto. Prendi il coraggio mettilo nell’animo di chi non sa lottare. Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla. Prendi la speranza e vivi nella sua luce. Prendi la bontà e donala a chi non sa donare. Scopri l’amore e fallo conoscere al mondo”.
FRANCESCA LANDOLINA
BELLEZZA
“La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori”. Sono le parole di una tra le più grandi poetesse del Novecento. Le prendo in prestito per gli auguri del nuovo anno. Dopo un lungo periodo di tenebre, di non senso, di confusione, di irrazionalità, di rabbia e di odio tra gli uomini, oltre la pandemia, penso che solo la bellezza possa salvare. Quella bellezza che può nascere solo da dentro. Perché ci si ammala di tutto, ma in questi ultimi tempi è stato il virus dell’odio a proliferare di più. Con accanimento e senza tregua. Chissà se ce ne siamo accorti. Il 2022? Ho fiducia nel disvelamento della bellezza. E nell’attesa? Meglio il silenzio a tante parole insignificanti. A un 2022 di luce e bellezza.
FEDERICO LATTERI
BELLEZZA
Discutendo con un mio caro amico recentemente trasferitosi in Italia, gli chiedevo cosa avesse di speciale, a suo parere, il nostro Paese. Mi rispose senza esitazione: ”Qui in Italia ogni giorno, diverse volte, mi capita di guardarmi intorno e dire: che bellezza!”. Siamo circondati da opere d’arte, paesaggi stupendi, capolavori architettonici. Ma non solo questo, il bello risiede anche nei gesti semplici, nell’accoglienza, nell’ospitalità e nei nostri prodotti unici come un buon vino, un pregiato formaggio e così via. C’è tantissima bellezza in Italia, più che in ogni altro luogo del mondo. Cerchiamola, non perdiamola mai di vista, sarà in grado di regalarci emozioni o rincuorarci nei momenti difficili.
ALESSANDRA MELDOLESI
TEMPO
A causa dei continui stop and go della ristorazione, capro espiatorio di una pandemia che provoca anosmia e ageusia, il tempo è stato il protagonista della cucina del 2021. Molti chef hanno avuto modo di realizzare ricerche cui pensavano da anni, altri si sono voltati indietro per interpretare le loro e nostre radici, altri ancora hanno stipato le dispense di barattoli di fermentati e altre conserve. La stessa voga del pesce frollato è un po’ figlia di questa contingenza.
CLARA MINISSALE
SCEGLIERE
Il mio auspicio per il 2022 è scegliere (auspicando di farlo sempre per il meglio, s’intende). Perchè mantenere la possibilità di scelta vuol dire potere fare la cosa più giusta o più adatta alle circostanze. Scegliere il posto migliore, la strada più giusta, le persone più interessanti, il prodotto più buono.
STEFANIA PETROTTA
SEMPLICITA’
Semplicità, e non perché sia una parola nuova, un concetto innovativo, visto che sono anni che la invochiamo vanamente. Dico semplicità perché vorrei che finalmente la cucina tutta, specie quella siciliana, si liberasse degli orpelli che l’hanno appesantita negli anni passati. Ma soprattutto perché vorrei che gli chef, sia quelli “di primo pelo” che appena ci scambi due parole ti informano che aspirano a prendere una stella prima o poi, sia quelli navigati che ormai si sentono tanto a loro agio tra i propri piatti da pensare – erroneamente – che non occorra più formarsi e provare altre cucine, capissero che la gente è stufa di leggere nei menu liste della spesa e che la vera sfida è quella di preparare un grande piatto con appena due o tre ingredienti e pochi passaggi. Poi, se sei davvero grande, magari riesci anche con uno solo. Ma quella è un’altra storia…
MICHELE PIZZILLO
EGOISMO
Visto che è periodo di feste che invogliano ad essere tutti più buoni, ci si aspetta di leggere, nell’elenco delle parole dell’anno, una di quei paroloni che esaltano magari la bellezza, la solidarietà, la beneficenza, la gentilezza, ecc… Invece, ho preferito egoismo. E’ una contraddizione? Ritengo di no perché sono convinto che quando si pensa prima a se stessi come, per esempio, il blaterato “prima gli italiani” (allora perché all’estero dovrebbero preferire i nostri prodotti?), si giudica senza avere elementi che assicurino la necessaria certezza di essere nel giusto, e potrei fare numerosi esempi, una spolveratina al vocabolario della lingua italiana sarebbe quanto mai opportuna per fermarci alla parola egoismo, leggere il suo significato e approfondire che “l’amore eccessivo ed esclusivo di sé stesso, valutazione esagerata delle proprie prerogative, ricerca permanente del proprio vantaggio, ecc…”, sì, è tipico esempio di “individuo di un egoismo ripugnante” di cui vergognarsi. Solo ricordandosi del significato della parola egoismo, si può arrivare anche alla conclusione che le parole, a volte, fanno miracoli. Basta volerlo, però. Ed è quello che mi aspetto per il 2022, dopo un biennio da dimenticare che all’inizio si immaginava come una manna che avrebbe sortito l’effetto di “poter diventare migliori”. Così non è stato. Proviamo con il nuovo anno, specialmente se ci stampiamo nella mente la parte ripugnante che evidenzia nel significato del sostantivo “egoismo”.
GIANLUCA ROSSETTI
PASSIONE
Per il 2022 la parola che vorrei evidenziare è “passione”. Dopo il periodo della pandemia la ristorazione ha vissuto momenti difficili, dal periodo in cui la cassa integrazione rendeva impossibile trovare personale, a periodi in cui le difficoltà economiche rendevano impossibile ogni tipo di investimento nella formazione del personale. Da fruitore, ho notato un’incredibile differenza tra chi metteva passione in ciò che faceva e chi cercava di portarsi a casa la giornata. La passione genera passione, e per l’anno prossimo vorrei vedere ristoratori e persone appassionate, perché solo così si può diventare un valore aggiunto.
FOSCA TORTORELLI
PROSSIMITA’
Il termine “Prossimità” nasce dalla consapevolezza di un bisogno qualificato condiviso tra più persone, accomunate generalmente dalla vicinanza territoriale; si tratta di un termine che assume sfaccettature diverse con un approccio interdisciplinare; questo l’orizzonte verso il quale ci stiamo muovendo. La Prossimità, quindi, come riscoperta di un orizzonte valoriale anche riguardo al Cibo. Cibo e Prossimità si intrecciano anche come occasione di incontro tra culture, come senso di convivialità e di disponibilità alla relazione. Il cibo coltivato grazie ad un’agricoltura rurale ed urbana sicura, prodotto e trasformato con la cura e la consapevolezza della valorizzazione del territorio, diventa quindi strumento di sviluppo sostenibile e di politica sociale attiva e che è in grado di incrementare il ruolo attivo dei cittadini. disposizione a sentire anche come propri i problemi di chi è accanto, e da cui nasce una risposta. Il Cibo diventa occasione per affermare le priorità dei cittadini rispetto ai processi economici, soprattutto di quelli globalizzati, inquinanti e implicati nei processi di cambiamento climatico.
MARISTELLA VITA
OMICRON
Sinceramente, davvero. Io questo Natale così non me lo aspettavo. L’anno scorso sì. Infatti confidavo che, pur ancora presente, il Covid non ci avrebbe precluso la normalità della tradizione, il ripetersi alto di questi riti, religiosi e pagani (abbiamo il coraggio di ammetterlo…) che adornano e riscaldano il freddo dell’entrante periodo invernale, con al centro i nostri cibi, i nostri vini, le nostre feste. Forzo un parallelismo, quello tra la situazione pandemica e la crisi delle imprese, agroalimentari, del turismo e dell’informazione. Il nesso sta nelle varianti, ovvero nelle ondate, la complessità quindi di trovare risposte definitive alle difficoltà che si susseguono. Non appena sembra delinearsi una soluzione, il tema si ripropone uguale ma in forme diverse. E bisogna rimettersi a lottare, trovare nuove risposte, altre strade. Sembra di giocare a nascondino, vedi il tuo avversario ma non riesci a prenderlo, quasi ci sei e ti sfugge per riemergere da un’altra parte, dove avevi un lato scoperto, debole. Già, la debolezza, quella che non permette di reagire al meglio, che ti mette in difficoltà. Forse ci sarebbe una soluzione, ma necessita del contributo di tutti, unanime. Qui sta la debolezza, frutto della divisione, o più probabilmente della mancanza di un collante che ci renda veramente solidali. Omicron nasce dall’Africa, lasciata sola, sfruttata. Anche gli operatori della ristorazione, del turismo, dell’informazione sono soli, spesso sfruttati, mal pagati, divisi. E si badi, per questi non ci sono “vaccini”. Cibo e turismo primi attrattori e ambasciatori del Belpaese. Italian sounding. Giornalismo cane da guardia della democrazia! L’informazione baluardo delle libertà costituzionali! Belle parole…
MANUELA ZANNI
AMOR PROPRIO
Amor proprio è la mia parola del 2022. Forse è un po’ controcorrente dal momento che la parola più gettonata di solito è perdono. Ma non sempre il perdono paga. Ci sono volte in cui è più importante aver rispetto per sé e fare in modo che anche gli altri lo abbiano. Ecco perché aver amor proprio è il più importante dei regali che ognuno di sé possa fare a sé stesso.
ALESSIA ZUPPELLI
CATARSI
Già dal 2020 il vocabolario del sentire comune ha allargato le sue maglie verso parole ai più quasi sconosciute. Dai termini più strettamente legati ai tecnicismi in ambito medico a quel burocratese intriso di filosofia e poesia, come resilienza. Si è sentito e letto spesso sui media nazionali di questa capacità di resistere agli eventi difficili, di superarli con coraggio riuscendo a riorganizzare la propria esistenza. La politica ne ha fatto pure strumento di comunicazione.
Prossimamente dopo questa “tragedia” la parola che potrebbe accompagnare il 2022 che sta per fare il suo ingresso potrebbe essere “catarsi”, intensa come liberazione da passioni e sentimenti, purificazione da tutto ciò che turba e scuote la nostra coscienza. Nel 2022 potremmo avere bisogno di momenti catartici, di abbandonare definitivamente quei sentimenti che tanto ci hanno spaesato rendendo ancora oggi il nostro domani un po’ meno certo rispetto a quel Marzo 2020 che nessuno mai dimenticherà.
C.d.G.