Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Le nuove norme sull’etichettatura? “Beffa per i consumatori, danno per i piccoli produttori”

21 Marzo 2017
vigna vigna

I Contadini critici/Vignaioli uniti, in attesa che il Mipaaf risponda alla lettera inviata il 3 marzo (leggi qui e qui) vogliono esprimere la propria idea  in merito alle nuove norme sull’etichettatura. 

Notizia degli ultimi giorni è che la Commissione Europea ha presentato  il rapporto sull'etichettatura obbligatoria che lascia un anno di tempo ai produttori di bevande alcoliche per trovare una soluzione che garantisca l'indicazione degli ingredienti usati e del valore nutrizionale nei loro prodotti (leggi qui). “La reazione positiva di Federvini ci fa pensare che sia l’ennesimo regalo all’industria dei vini, mettendo sullo stesso piano vino artigianale e vino industriale e confondendo ancor di più i consumatori – dicono i vignaioli che hanno iniziato la protesta -. Non ci stupiremmo se i nostri governanti e le associazioni di categoria lasciassero scadere l'anno senza fare proposte per passare la patata bollente alla Commissione”.

E i vignaioli spiegano i motivi: “La legge che vogliono venga applicata al vino è la stessa adottata per tutti gli altri alimenti. Questa normativa afferma che vanno indicati in etichetta gli ingredienti e gli additivi. Ma non vanno assolutamente indicati i coadiuvanti. Quali sono i coadiuvanti? Quei prodotti/tecniche che non lasciando traccia nel prodotto finito, sono di ausilio alla sua produzione: lieviti, alimenti, enzimi, tannini, chiarificanti (tranne quelli allergenici tipo l'albumina o la caseina), bentonite, e tutti i prodotti simili. Un produttore di vino industriale andrebbe a scrivere sull'etichetta INGREDIENTI: Uva, acido tartarico (forse), gomma arabica. Ma i coadiuvanti stravolgono le caratteristiche del vino, snaturano il prodotto e sono spesso di origine indefinita. Inoltre per la gomma arabica l'industria potrebbe tranquillamente trovare un escamotage per creare un prodotto con le stesse caratteristiche classificabile come coadiuvante”.

E sui solfiti? “Da anni l'industria lavora per realizzare vini senza solfiti aggiunti. E’possibile, utilizzando dei lieviti selezionati capaci di generare bassissimi livelli di acidità volatile ed un grosso input tecnologico ed energetico  (tannini, acido ascorbico, gas inerti, termoregolazione, ecc) – dicono i vignaioli -. Pertanto i vini industrialiri porteranno in etichetta non solo Ingredienti/Additivi: Uva; ma metteranno anche senza solfiti aggiunti”.  Anche sui valori nutrizionali è necessario fare attenzione, “perchè se si comunicasse, senza ulteriori informazioni, il solo valore delle calorie, il vino potrebbe risultare penalizzato rispetto alla peggiore bevanda industriale. Non siamo d'accordo con i pittogrammi calorici perché sono l'anticamera all'indicazione: nuoce gravemente alla salute come per le sigarette”.

Per i vignaioli, “il problema è a monte nella categoria merceologica Vino che è troppo generica, comprendendo sia il Vino” industriale” che il Vino “artigianale” che a differenza del primo utilizza metodologie di produzione sostenibili, rifiutando l'utilizzo di sostanze esogene al processo di vinificazione e di produzione non di origine naturale (con la sola eccezione di bassi dosaggi di anidride solforosa).Quindi si palesa la necessità di discriminare all'interno della categoria merceologica “Vino”, la bevanda industriale convenzionale, e il Vino come prodotto agricolo,tradizionale ed ecocompatibile originato dalla fermentazione delle uve. Chi acquista i nostri vini acquista il territorio, la storia, la cultura e la poesia. Non possiamo far passare l'idea che il vino sia un prodotto da consumarsi inconsapevolmente come qualsiasi altra bevanda da scaffale. Ogni giorno di più emerge la seguente domanda: si vuole continuare a far vivere l’agricoltura contadina/familiare/di piccola scala che è sinonimo di cultura, tutela ambientale, salute, paesaggio rurale, storia, oppure la logica che governa tutto è soltanto quella dei numeri, per cui ha valore solamente la somma totale di bottiglie prodotte, proponendo norme e regolamenti favorevoli solo alla grande industria ed al commercio internazionale”?

C.d.G.