36 aziende con oltre 100 referenze in degustazione. Così si è presentata a Milano, sicuramente la piazza più importante d’Italia, la sesta edizione de La Gande Bellezza, evento firmato WinesCritic.com, che oltre ad esserne l’ideatore, è anche (insieme a Federica Feroni) selezionatore dei produttori che hanno attirato l’interesse di operatori del settore tra giornalisti, distributori, buyers, sommelier, ristoratori ed enotecari e, ovviamente, anche un pubblico di wine lover che hanno affollato la bellissima degli affreschi e i chiostri della storica struttura dove è nata e ha sede una benemerita istituzione come la Società Umanitaria. In questa edizione – la terza nel suggestivo scenario dei Chiostri di San Barnaba che si trovano al centro dell’Umanitaria – Raffaele Vecchione ha organizzato anche tre masterclass condotte dal nostro Federico Latteri. Masterclass – super affollate – che hanno riguardato la presentazione di due importanti progetti riguardante la Toscana e l’altra inerente la sperimentazione in campo enologico sui vitigni resistenti.
La prima masterclass è intitolata “Guidalberto in Verticale: storia di un ossimoro vincente. Percorso storico di Guidalberto dal 2000 al 2022”: Guidalberto di produzione di Tenuta San Guido è un blend di 50% Merlot e 50% Cabernet Sauvignon e che evidenzia l’eleganza unita alla potenza di Bolgheri e raccontata in molte sfumature diverse. Sempre stando in Toscana, Federico ha guidato la masterclass dedicata all’approfondimento dell’azienda Banfi, dal titolo “Banfi, cupido tra Italia e America”, raccontando la filosofia, la cura e la passione che la proprietà mette nei propri vini. Infine, la masterclass che abbiamo seguito e che raccontiamo in questo articolo, quella sui vitigni resistenti intitolata “Resistenti Nicola Biasi: vitigni resistenti portavoce di sostenibilità. Dal Veneto al Trentino, una panoramica sul futuro”. In questa masterclass Federico e l’enologo Nicola Biasi hanno veramente approfondito la conoscenza dei vitigni resistenti e la loro crescita in Italia, negli ultimi anni. Partendo da un concetto che “comanda il bicchiere, nel senso che se i vini sono buoni vale la pena insistere, ed oltretutto con i vitigni resistenti riducono al minimo l’uso di sostanze chimiche e interventi fitosanitari”: così Biasi ha introdotto la masterclass. E, con Latteri che ha aggiunto: “Parliamo di qualcosa di nuovo, ma va chiarito che i vini devono essere facili da bere e questo non significa essere banali”.
Insomma, se si fanno dei buoni vini, i consumatori li acquisteranno, senza farsi troppo domande sull’origine del vitigno che per i resistenti è sempre un incrocio con la vite asiatica che ha dimostrato di resistere alle malattie. E, sempre con un obiettivo: la qualità prima di tutto. Nei sei vini degustati la qualità c’è e, con grande soddisfazione di Biasi, si può continuare a produrre vini con questi vitigni conosciuti anche con l’acronimo Piwi, dal termine tedesco pilzwiderstandfahig che significa “viti resistenti ai funghi”. Attualmente nel Registro nazionale delle varietà di vino ne sono registrati una quarantina di varietà: i principali sono Bronner, Cabernet Cortis, Gamaret, Leger, Solaris ottenuto in Germania presso l’Istituto di enologia di Friburgo.