Continua la querelle tra l’Organizzazione Mondiale della Salute e il mondo del vino.
Ultima puntata della vicenda l’indicazione emersa nei giorni scorsi a Tel Aviv, nell’ambito del 72esimo Comitato Regionale dell’Oms dell’Unione europea (leggi questo articolo>). Un incontro che ha partorito un documento che si pone come obiettivo quello di ridurre il consumo pro-capite del vino a livello mondiale entro il 2025. Il testo, in evidente contraddizione con quanto stabilito a maggio durante il Global Alchol Action Plan 2022-2030 dalla stessa Assemblea dell’Oms, propone una serie di misure punitive per l’intero comparto: divieto di pubblicità, promozione e attività di marketing, aumento della tassazione, giro di vite sulla disponibilità delle bevande alcoliche, obbligo di health warning in etichetta. Un vero e proprio schiaffo in pieno volto a un comparto che, pur vivendo un momento di estrema difficoltà, ha mostrato, soprattutto in Italia, grande vitalità e capacità imprenditoriali che lo rendono un asset fondamentale nella bilancia economica dell’intero Paese, con oltre 1 milioni di posti di lavoro e un export in costante crescita. Un settore che si appresta ad affrontare i prossimi mesi con la voglia di confermare una leadership mondiale e che vede nel documento di Tel Aviv un pericolo non solo a livello economico ma anche di immagine.
“Quanto emerso dal recente summit dell’Oms sconcerta e addolora – commenta Giangiacomo Bonaldi, Presidente Federdoc – soprattutto perché i recenti segnali erano stati di diversa natura. Troviamo assolutamente discutibile un atteggiamento che sembra porre sullo stesso piano consumo consapevole e abuso. Anzi, se questa dichiarazione dovesse trovare anche solo parzialmente una sua attuazione, diventerebbe difficile proseguire proprio sul sentiero dell’educazione che invece rimane essenziale per tutti i player del comparto. L’OMS sembra dimenticare che proprio l’attività di promozione ha portato, negli ultimi anni, ad abbassare i consumi del vino a livello mondiale: si beve meno, si beve meglio, si beve con la consapevolezza che il vino non è una bevanda”. Appare quindi in qualche modo antistorica l’iniziativa annunciata dall’OMS che sembra anche dimenticare che metodi “proibizionistici” difficilmente hanno portato a risultati positivi. “Meglio, molto meglio investire in promozione, soprattutto nei confronti del pubblico più giovane che mostra una particolare sensibilità in tal senso – conclude Bonaldi – Ed è per questo che Federdoc, così come altri protagonisti del settore, chiede con forza a tutto il mondo politico italiano di mettere in agenda, sin da subito, una serie di interventi e di risposte necessari a proteggere un comparto fondamentale nell’economia, nella storia e nella cultura del nostro Paese”.
C.d.G.