di Andrea Gori
I miti e le leggende sui vini spumanti che nel primo '900 contraddistinguevano la Romagna del primo boom balneare e termale sono rifiorite nel corso delle discussioni sulle nuove Doc spumanti a base trebbiano di questo lembo d'Italia spumeggiante di carattere e oggi anche di vino.
Con il lancio di Novebolle, il progetto consortile di spumante romagnolo Doc al Vinitaly e la prossima uscita di un libro dal titolo piuttosto provocatorio come “Champagne e spumanti di Romagna” si vuole contribuire a far nascere un bisogno e un mercato per vini che dovrebbero rimpiazzare altre bollicine sui mercato locali, ma il fermento in zona c'è eccome. Al contempo negli ultimi anni abbiamo visto l'Emilia conquistare il mondo con le sue bollicine da metodo italiano e soprattuto lo sviluppo di una coscienza sulle qualità dei lambruschi per ottenere prodotti di spessore e sostanza inaudita per vie alternative e innovative dal metodo classico all'ancestrale. Durante l'ultima edizione di Wein Tour Cattolica abbiamo organizzato una degustazione per andare a fondo su ciò che rende l'Emilia Romagna una regione speciale per le bollicine italiane da sempre e che oggi pare capace di aggiornarsi e proporre vini capaci di sedurre i palati di tutto il mondo.
Come dicevamo, è davvero molto sentito il tema in zona dopo il lancio veronese di Novebolle, il marchio collettivo del Consorzio Vini di Romagna aperto a tutte le cantine romagnole, di uno spumante bianco a base trebbiano e rosato base sangiovese su basi ampelografiche autoctone per la maggior parte. Per la precisione le cantine che vorranno produrre un “Novebolle” (il nome richiama appunto il primo '900 con tanto di lettering liberty del logo e il richiamo ai nove colli di Romagna) potranno imbottigliare un bianco a base trebbiano con uve trebbiano minimo 70%, massimo 90% e per il restante massimo 30% altre uve bianche ammesse dalla Romagna Doc (Albana, Bombino Bianco, Pinot Bianco, Chardonnay ecc.) più altri vitigni aromatici come Incrocio Manzoni (max 10%) o Famoso (max 5%). Mentre se si sceglierà di produrre un Novebolle rosato a base sangiovese dovranno utilizzare uve sangiovese minimo 70%, massimo 90% e per il restante massimo 30% altri vini bianchi e rossi ammessi dalla Romagna Doc, compreso l’autoctono Longanesi.
I VINI DEGUSTATI
Cevico-Caviro “Bolé” Novebolle Romagna Spumante Doc – Il vino che ha riportato d'attualità il tema pascoliano delle bollicine romagnole è proprio questo e se i giganti in campo (le due cooperative più grandi d'Italia) si uniscono per produrlo insieme (con tanto di direzione di cantina unica ma uve messe a comune e assemblate in parallelo) la curiosità di assaggio è davvero alta. Di certo prevale la voglia di piacere senza troppi pensieri e la scelta è piuttosto conservativa sullo stile imperante del Prosecco solo appena meno dolce. Floreale piacevole tra caprifoglio e gelsomino con tocchi di balsamico e pera. Bocca agile piccante e piacevole senza molta complessità che lascia la voglia di berne un altro bicchiere. Come prima uscita niente male ma un pizzico di personalità romagnola in più è lecito aspettarsela in futuro.
Cantine 4 valli Ferrari Perini Ortrugo Frizzante Tradizione – Si passa in Emilia con un bell'esempio di florealità, sapidità e fragranza di carattere per questo vitigno relitto quasi estinto ai tempi della malvasia imperante nel piacentino. Sarebbe stato davvero un peccato perdere questo mix di sambuco, tiglio, frutta bianca, anice e quel suo sorso così immediato salino e croccante capace di abbinarsi benissimo alla specialità locali e non solo. La versione Ferrari Perini è senza fronzoli ma ben realizzata, va giù che è un piacere e pure l'operazione nostalgia dell'etichetta funziona benone
Leone Conti Metodo Classico Sangiovese e Centesimino – Primo metodo classico in azienda che ha i suoi vigneti in zone molto pregiate per il sangiovese come Predappio e Santa Lucia. Poco più di 20 mesi sui lieviti e sboccature recentissima ne impediscono l'espressione completa di profumi e sensazioni ma già così il vino è piccante saporito con aromi di melograno e rose che invitano alla beva. Sorso arcigno e appena verde (ma appunto la sboccatura è recentissima) con una spinta acida sorprendente e toni gessosi piacevoli. Finale in via di costruzione che però già si delinea interessante.
Poderi del Nespoli Nespoli Pas Dosé metodo classico – Una delle aziende più importanti e blasonate per il Romagna sangiovese presenta questo pinot nero chardonnay stiloso e accattivante da vigneti in alta collina romagnola che viene inviato in Trentino per la spumantizzazione. Note floreali e agrumate molto classiche con tocchi di mandarino, pompelmo e canditi poi frutta rossa e bianca e note sapide e croccante di pane briosciato già in parte delineate. Finale ricco e acceso con freschezza sostenuta anche se non lunghissimo.
Tenuta Pertinello Metodo Classico extra brut – Da uve sangiovese vinificate in bianco un vino particolare che usa la freschezza delle uve delle colline dell'Alto Bidente (un fiume in zona Galeata, FC) e la buona altitudine di 300mt per arrivare alla giusta maturazione per la bollicina. Dopo anni di tentativi si è arrivati ad una vendemmia vicino a ferragosto e un protocollo molto attento che culmina in 30 mesi sui lieviti. Il vino è ricco originale e intrigante per le note sapide e fruttate che si intervallano agli agrumi e al floreale giallo e tocchi balsamici. Bocca con corpo snello e fresco che chiude ancora con ritorni agrumati pregevoli soprattutto nel sorprendente allungo.
Zucchi “Rito” Lambrusco di Sorbara – Si passa all'Emilia e ci si concentra sul Sorbara, il lambrusco che più ha dimostrato la sua versatilità e modernità. Silvia Zucchi ci racconta come si lavori sul mosto fiore e sulla capacità di far esprimere il carattere delicatamente floreale e fruttato della varietà. Note di rosa, lampone, melograno e ribes rosso seducenti e incantevoli così come il colore delicatissimo e scattante. Sorso che contrasta con la dolcezza suggerita perchè colpisce per sapidità e piccantezza con una verse bellissima e incalzante.
Francesco Bellei, Lambrusco Ancestrale – Omaggio all'ancestrale, appunto, ovvero la rifermentazione in bottiglia senza sboccatura a dare un vino dall'inconfondibile colore Sorbara con screziature più scure. Anche il naso oltre alle note floreali e fruttati classiche della varietà tra lampone, melograno ribes rosso ne aggiunge altre più particolari come tabacco, pepe nero, macchia mediterranea. Anche il sorso cresce d'importanza con note scure di ciliegia e amarena e sottolineature speziate, corpo di media struttura che lo rendono interessante per molti abbinamenti.
Cantina della Volta Brut, Rosso – Il nuovo nato in casa Christian Bellei vuole chiudere il cerchio sul Sorbara metodo classico con una versione “Cava” che esce dopo solo 8 mesi sui lieviti, all'esatto opposto del DDR 84 mesi uscito da poco sempre in casa Bellei. Vuole essere un metodo classico da tutti i giorni sia come prezzo che come impegno alla beva e ci riesce appieno. Il naso è tra amarene, duroni fragole in confettura e lavanda e il sorso è di buona intensità ma soprattutto sapido scattante e molto agile, invita alla beva continua e ha un crescendo tutto suo al palato tanto che è soprendente che dopo pochi mesi ci siano già queste sensazioni e piacevolezze.
Si arriva alla fine con una gamma di colori nei bicchieri e nel palato che lasciano molto colpiti per sfumature intensità e capacità di legarsi a momenti diversi della giornata, della tavola e della compagnia che ci troviamo di fronte. E per quanto riguarda il fermento romagnolo in effetti ci sono spunti interessanti.