(Riccardo Valentini)
“Il dramma Xylella fastidiosa nel Salento è un problema di portata storica, per questo lancio l'appello ai colleghi di tutto il mondo affinché vengano qui a vedere cosa sta succedendo e provino, ciascuno per le proprie competenze, a collaborare nella ricerca di una soluzione”.
Nel summit sulla ricerca per la lotta al patogeno che sta distruggendo gli ulivi della Puglia meridionale, promosso da Coldiretti Lecce presso il museo Must, Riccardo Valentini, Premio Nobel per la Pace nel 2007 insieme ad altri scienziati del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Ipcc) per le ricerche relative ai cambiamenti climatici, ribadisce la necessità di un'attenzione collettiva internazionale per affrontare quello che il fisico, dirigente del Centro Euro-mediterraneo, definisce come “la fitopatia più spaventosa e devastante mai vista a livello internazionale a memoria d'uomo”. La giornata di studi è stata organizzata per fare il punto sulla ricerca scientifica e dei progetti su Xylella, dagli ioni e chelati per ridurre i sintomi del disseccamento rapido ai nano-fitofarmaci di ossido di rame e zinco, dai sovrainnesti con varietà resistenti ai sensori per monitorare lo stress idrico della pianta.
“Come Centro euromediterraneo per i cambiamenti climatici – ha detto Valentini – siamo impegnati al momento nell'elaborazione, attraverso il super computer della sede leccese di previsioni climatiche, per capire che influenza avrà il clima sulla diffusione dell'epidemia. Stiamo lavorando anche ad un progetto che prevede l'applicazione di sensori sulle piante che ne rilevano in tempo reale, su internet, la quantità di acqua e l'eventuale stress idrico, sintomo della malattia. Un sistema di monitoraggio della funzionalità fisiologica degli ulivi che permette di intervenire tempestivamente”.
Per il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno, “questi progetti di ricerca testimoniano l'effettiva realizzazione del laboratorio a cielo aperto da noi da sempre auspicato. Non vogliamo dare false speranze agli agricoltori, ma non possiamo lasciare nulla di intentato per salvaguardare il patrimonio olivicolo, tracciando traiettorie di futuro per il nostro territorio”.
C.d.G.