di Mauro Ricci
Un giovane sindaco (Fabio Venezia), una archeologa (Stefania Amata) si incontrano con un cacciatore di formaggi (Pietro Pappalardo dell’Onaf) e con molta sorpresa e gradito stupore il cacciatore di formaggi viene a conoscenza, dai racconti e da una mostra visitata nel territorio di Troina in provincia di Enna ci sono testimonianze di una attività casearia già nel periodo eneolitico (3000-2000 a.c.) la più antica, a oggi nota in Sicilia, forse in Europa e, chissà nel mondo.
Entusiasta, Pietro Pappalardo si rivolge all’archeologa e al sindaco, molto attento alle questioni culturali del suo territorio e li convince a presentare una memoria su questo argomento in una delle sessioni dei lavori del Caseus Siciliae, convegno organizzato da Onaf a Enna con un concorso caseario per premiare il migliore Pecorino Siciliano Dop, premio Trinacria d’Oro (in questo articolo tutti i premiati)
Stefania Amata ha sviluppato una presentazione di un lavoro di archeologia preistorica fatto fra il 1998 e il 2000 nel territorio di Troina (storica città adagiata sui contrafforti dei nebrodi in provincia di Enna) da un gruppo di ricercatori archeologi provenienti da tutta Europa, su un progetto di Caroline Malone con il contributo di Simon Stoddart, docenti dell’università di Cambridge. Il gruppo di lavoro era formato da Gianna Ayala (Field Supervisor), Mattew Fitzjohn (Survey), Maurizio Menichelli (Geophysical Survey,dal ‘97 al ’99), Maurizio Forte (sondaggio microfotografico), Nick Whitehead e Gianna Ayala (analisi dei Materiali), le università di provenienza erano Cambridge, Oxford, Atene, Roma “La Sapienza”. I lavori si sono tenuti sul sito di casa Sollima a circa 650 metri di altezza, all’estremità superiore occidentale di un piccolo altopiano. I ritrovamenti si pongono nel periodo eneolitico-prima età del bronzo, terzo-secondo millennio a.C..
(La zona degli scavi)
La ricognizione e gli scavi eseguiti hanno messo in luce la base di una capanna di forma ovale. I materiali rinvenuti nell’area della capanna e nell’intorno del sito sono stati selci ceramica ossa di animali, asce levigate, ceramica fine e comune, resti vegetali carbonizzati, focolari. I frammenti ceramici rinvenuti sono pertinenti a setacci e colini oltre a vasi tronco-conici con base forata (scolatoi). Ora bisogna considerare che dal periodo neolitico avviene una vera rivoluzione nella vita dell'uomo. La diffusione dell’agricoltura trasforma l’uomo da nomade a stanziale, la popolazione cresce in modo significativo, si scopre la tecnica della rotazione agricola, che consente di occupare più a lungo uno stesso territorio. Le comunità stanziali crebbero al punto di trasformarsi in villaggi. Accanto allo sviluppo agricolo si ebbe la domesticazione degli animali, risorsa alimentare e ausilio nelle attività agricole. L’addomesticamento degli animali si differenzia per specie secondo la tipologia del territorio: in piano con più acqua, bovini e suini sulle alture dove l’acqua è più scarsa e i pascoli più impervi, ovini e caprini.
L’agricoltura e l’allevamento determinarono la creazione e il diffondersi di strumenti necessari non solo alla lavorazione della terra, ma anche adatti alla trasformazione di prodotti di base in alimenti di più razionale e comodo utilizzo, primi tra tutti i derivati del latte. I reperti di casa Sollima fanno parte di quegli strumenti, anche per similitudine con altri territori con analoghe situazioni ambientali e uguali strumenti di lavoro trovati, che consentono, per tracce rilevate di lavorazioni del latte, di affermare che anche a casa Sollima si procedeva alla attività di caseificazione, con latte di pecora o/e capra. Il museo, voluto dal sindaco archeologo e allestito dagli esperti di Cambridge, può essere visitato nella Torre Capitania di Troina dove è possibile vedere i reperti di cui abbiamo parlato insieme ad altro materiale rinvenuto durante gli scavi.
In questo link parte dello studio