Il vino del Nord Europa. E’ un focus molto interessante quello che scritto da Jon Henley per il The Guardian.
Che presenta il mondo enologico del Nord Europa. Si parte dalla Svezia meridionale con Håkan Hansson, quinta generazione della sua famiglia che coltiva questo tratto di terra. Oggi qui ci sono 6,5 ettari coltivati a vigne. E si parla di cambiamenti climatici. Tanto che Hansson dice: “Abbiamo un mese in più d’estate adesso. E gli inverni non sono come quelli di una volta. Ecco perché possiamo fare il vino e perché 50 anni fa non abbiamo potuto farlo”. Di solito a settembre le temperature precipitavano. Ora non più: “Qui si parla di 24, 25 gradi a settembre – spiega Hansson – Anche alla fine di settembre. Un clima che non è diverso dalla Borgogna”.
Insomma fino a dieci anni fa era impossibile parlare di vino di altissima qualità da queste parti della Scandinavia. Eppure se le temperature estreme hanno “bruciato” il raccolto in molti paesi dell’Europa meridionale, da queste parti, i cambiamenti climatici, stanno creando una nuova e interessante regione enologica mondiale. Crescono gli ettari vitati in Danimarca, così come in Svezia. Sono tanti i “pionieri” che si affacciano a qusto nuovo mondo. Ma sono comunque ancora pochi i vigneti. Le stime, per la Finlandia, parlano di complessivamente di 125 ettari in tutto il paese. In Europa, principalmente tra Francia, Italia e Spagna, ce ne sono 3,3 milioni di ettari. La produzione è piccola, poco meno di 500 mila bottiglie. “Siamo ancora molto nella nostra infanzia – ha detto Svensson – Ma la produzione commerciale è ora seria. E la qualità del vino è molto incoraggiante. C’è un ottimo feedback da tutto il mondo”.
I vantaggi? Da queste parti, nei periodi in cui è estate, si possono avere fino a 25 ore in più di luce a settimana rispetto al resto del mondo. E le temperature basse contribuiscono alla produzione di vini con un’acidità molto interessante che sta diventando quasi impossibile da raggiungere più a Sud in Europa. La varietà più coltivata da queste parti, per i bianchi, è il Solaris, un ibrido molto resistente sviluppato da Riesling e Pinot Grigio. Per i rossi, invece, la varietà più diffusa è il Rondo. Nei vigneti sono tante le sperimentazioni: “Ogni anno proviamo qualcosa di nuovo in una piccola parte del vigneto – spiega Hansson – A volte funziona, a volte no. Ora sappiamo, ad esempio, che fare il Merlot qui è impossibile. Foglie molto belle, uva totalmente scadente”. Il freddo, da queste parti, ha anche dei benefici: le viti, infatti, sono molto più resistenti alle malattie e vengono usati pochissimi (quasi zero) prodotti chimici. I vini svedesi si vendono principalmente in Scandinvia, ma inizia un certo mercato all’estero, con Germania, Olanda e Francia che si sono dimostrati interessati. Ovviamente, i prezzi non sono bassi: poca produzione vuole dire prezzi alti. E una bottiglia di vino qui si aggira dai 25 ai 30 euro a bottiglia.
Gli scienziati, da tempo, affermano che la mappa mondiale del vino potrebbe essere sostanzialmente cambiata a causa del riscaldamento globale, con le regioni vinicole tradizionali nell’Europa meridionale, così come l’Australia, la California e l’America Latina, ormai diventate troppo calde, mentre le aree più settentrionali, come il Regno Unito, Paesi Bassi e Scandinavia, più predisposte alla produzione di vino. Ciò non significa che i vigneti del nord avranno vita facile. L’aumento delle temperature può aver migliorato le condizioni di crescita, ma il riscaldamento globale significa anche un clima più estremo e imprevedibile: forti piogge, tempeste violente e grandine.
C.d.G.