Parla Beppe Di Maria, imprenditore nel settore delle auto di lusso e patron di Carvinea per la valorizzazione di uno dei vitigni autoctoni per eccellenza della provincia di Brindisi
(Beppe Di Maria)
di Annalucia Galeone
“Vorrei dare alla Puglia quel vino che ancora non ha. E che sono convinto possa venir fuori, solo dando l’avvio a una seria ricerca. Le chiedo solo di provarci…”.
Così Beppe Di Maria, imprenditore pugliese di successo nel settore delle auto di lusso e patron di Carvinea, ha coinvolto Riccardo Cotarella, enologo di fama mondiale nel suo progetto di riscoperta e valorizzazione di uno dei vitigni autoctoni per eccellenza della provincia brindisina, l'Ottavianello.
Le sue origini sono incerte. Pare che il vitigno provenga da Ottaviano, territorio alle falde del Vesuvio, e portato nel Salento dal marchese di Bugnano, sul finire dell’Ottocento. Ma il riferimento al comune di Ottaviano non esclude quello ben più remoto e nobile legato al nome dell’imperatore Augusto e ai suoi soggiorni a Capri e nei Campi Flegrei.
Quando la passione, quella genuina per la propria terra, e la scienza si incontrano i risultati possono essere sorprendenti.
Dopo essere diventati amici, i due si preparano ad affrontare insieme la straordinaria avventura di dare identità e prestigio ad un vitigno trascurato e sottovalutato. Le affinità sono tante, e il comune amore per il vino è un collante straordinario.
“Di certo, l’Ottavianello avrebbe goduto di un migliore destino, se solo fosse nato altrove – sottolinea Beppe Di Maria -. In un territorio, cioè, meno caratterizzato da vitigni autoctoni. Così ha finito per pagare lo scotto del vaso di argilla fra vasi di ferro, anche se aveva tutte le carte in regola per ritagliarsi un proprio spazio. Ho sempre rimuginato su queste cose, specie a partire dagli anni '90, quando la crescente affermazione del Negroamaro e del Primitivo hanno ancora ristretto l’area di sopravvivenza”.
Di qui il progetto di riscossa, e di qui la ricerca di un “complice”, capace di portare a segno il colpo. Oggi, l’Ottavianello gode di rotondità e aromi del tutto propri. Di un colore rubino con riverberi di luce.
Di sentori che ci rimandano a nocciole e a mandorle. Di richiami a certe felici annate di Gaglioppo o di Nerello Mascalese.
In sostanza, un vino appena aromatico, morbido, persistente. Ma siamo a un quadro di valori sensoriali, che restano non solo soggettivi, ma mutevoli nell’ambito del medesimo soggetto. La prima vinificazione è avvenuta solo nel 2014, in assoluta purezza, dopo un paio di annate sperimentali. Il tempo consentirà di valutare il potenziale di invecchiamento del vino.
Per ora, siamo solo di fronte a un entusiasmante Ottavianello, nato dalla passione. “Il cerchio si chiude, e ritorna il quesito dal quale siamo partiti, la nostra caparbia volontà. L’Ottavianello avrà il suo posto d’onore, nel panorama dei vini di Puglia”.