di Giorgio Vaiana
La Calabria avrà la sua prima Docg?
Non c’è certezza, anche se la prime mosse per averla le ha fatte il consorzio Cirò e Melissa che ha presentato tutta la documentazione necessaria a Roma per dare vita alla prima denominazione di origine controllata e garantita della regione calabra. “Abbiamo presentato tutti i documenti necessari – afferma il presidente del consorzio Cirò e Melissa Raffaele Librandi – e adesso stiamo facendo le modifiche che ci sono state richieste da Roma. Siamo fiduciosi. L’iter è ormai avviato e dovremmo essere quasi giunti al traguardo. Quando potremo avere una risposta? In realtà non lo so, ma mi auguro già quest’anno”. Il consorzio guidato da Librandi possiede 500 ettari di vigneti, con oltre 300 produttori e 70 cantine associate. Ogni anno, in media, si producono 4,8 milioni di bottiglie, divisi nelle diverse tipologie: 30 per cento bianchi, 30 per cento rosati e la parte rimanente di rossi, tra cui la tipologia del classico superiore. “E proprio quest’ultima – spiega Librandi – è quella che noi vorremmo trasformare in Docg”. Una nicchia della produzione del consorzio da quasi 200 mila bottiglie. E un territorio che è compreso fra 2 dei 4 comuni che fanno parte del consorzio stesso, ossia Cirò e Cirò Marina. “La Docg nasce dalla volontà di voler valorizzare ancora di più la nostra denominazione – spiega Librandi – Stiamo parlando di un territorio con una grandissima tradizione vitivinicola, ma anche dal potenziale turistico incredibile. E poi ancora in Calabria non c’è nemmeno una Docg. Per noi sarebbe doppiamente importante avere l’ok da parte del ministero”.
La Calabria negli ultimi anni sta vivendo un fermento molto interessante. “Un po’ tutte le province si stanno muovendo molto bene – spiega Librandi – Forse il reggino e il cosentino hanno una marcia in più. Noi, come Cirò, diciamo che stiamo guidando questa nuova fase. Ma credo che ci sia nella regione un movimento molto positivo”. Il 2021 per la Doc Cirò si è concluso in maniera abbastanza soddisfacente: “Non siamo ai livelli del 2019, ma abbiamo recuperato gran parte di quello che avevamo perso nel 2020 – spiega il presidente – Abbiamo venduto più in Italia che all’estero, ma alla fine siamo nelle medie dei nostri numeri consueti”. Ora il 2022 inizia in maniera un po’ confusionaria, “con la recrudescenza della pandemia e l’aumento vertiginoso dei prezzi e i ritardi nelle consegne che non ci fanno dormire sonni tranquilli”. Ma in cantiere c’è un importante progetto di promozione dei vini del consorzio: “Abbiamo messo un po’ tutto in stand-by per capire l’evoluzione della situazione sanitaria in Italia – conclude Librandi – Ma abbiamo in cantiere un progetto di promozione molto importate che faremo in Italia e in Europa asieme ai consorzi di Reggio e Cosenza”.