Santi Palazzolo è alle prese con le colombe. Niente da paragonare alla capacità produttiva dei tempi normali.
Perché la bravura di quest’azienda artigianale di Cinisi, alle porte di Palermo, è quella di coniugare quantità e qualità. “Non possiamo perdere il filo conduttore delle nostre giornate – attacca Santi Palazzolo già attorniato dai figli nell’attività, ovvero la quarta generazione nell’impresa di famiglia – Abbiamo la materia prima di alta qualità. Abbiamo il know how. Io e mio figlio Vito stiamo facendo un po’ di colombe artigianali. Direi quasi sartoriali. Perché conosciamo bene i palati dei nostri clienti. Attingiamo a piene mani a fichi secchi, Moscato, pistacchi, mandorle e arance. Non manca nulla per non fare dolci all’altezza delle aspettative. Per gli italiani i dolci sono un simbolo che va oltre all’aspetto estetico e del semplice piacere di gola. C’è ben altro. E non credo che nessuno in questo momento, ora più che mai, voglia rinunciarci”. La produzione è limitata. Vendita a domicilio o via internet attraverso i canali del sito della pasticceria. Gli ingredienti, ci tiene a sottolineare il maestro pasticcere, sono quelli siciliani. “Non abbiamo rivali nella materia prima per fare i dolci. Come noi in Italia solo Campania e Piemonte, le tre regioni protagoniste dell’arte dolciaria”.
Non è un caso che Palazzolo abbia aderito all’iniziativa #iomangioebevosiciliano che sta avendo successo e che sottolinea un aspetto di cui sentiremo parlare molto da qui ai prossimi mesi. Da una parte un fatto di appartenenza, rinvigorito da quello che stiamo vivendo. L’orgoglio delle proprie radici che rivendica più spazio. Dall’altro, non meno importante, l’idea forte di supportare l’economia del territorio, del luogo in cui vivi, il più possibile dopo questa batosta senza precedenti recenti. L’identità che si farà più forte. Dice ancora Palazzolo: “Se guardi a quello che potresti fare e non puoi fare ti verrebbe di lasciar perdere. Ma non è così. Bisogna reagire. Una buona colomba, ma anche le uova e le pecorelle che stiamo producendo, sono il simbolo di rinascita e di speranza. E spero un modo appagante mentre tutti stiamo a casa, nonostante l’incalzare della primavera. Il dopo? Sicurezza nei luoghi di lavoro e pronti a ripartire. Maggio? Giugno? Non ci lasceremo cogliere impreparati. Palazzolo c’è”.
C.d.G.