di Michele Pizzillo
Just Eat (www.justeat.it), app leader per ordinare online pranzo e cena a domicilio, festeggerà i suoi primi dieci anni di presenza in Italia con una grande innovazione: il modello di lavoro subordinato, con paga oraria e tutele del lavoro dipendente per i rider.
La città scelta per il debutto è Monza, dove, dal prossimo mese di marzo, sarà introdotto il contratto di lavoro subordinato con il modello Scoober. Già attivo in alcuni dei paesi in cui opera Just Eat – che ha sede ad Amsterdam -, Scoober prevede l’inquadramento dei rider come lavoratori dipendenti: una scelta che consentirà di avere tutti i vantaggi e le tutele tipiche dei lavoratori dipendenti, e condizioni di assunzione eque tra cui compenso orario, ferie, malattia, maternità/paternità, indennità per lavoro notturno, e festivi, coperture assicurative, dispositivi di sicurezza gratuiti in dotazione, formazione obbligatoria e tutele previdenziali.
Il contratto di lavoro dipendente previsto dal modello Scoober, fanno sapere da Just Eat, è basato sulle linee guida internazionali di un accordo aziendale e sull’applicazione integrale della normativa e della legislazione italiana. Tant’è vero che è già in corso un confronto con le organizzazioni sindacali in merito all’individuazione di una disciplina collettiva che con gli opportuni adattamenti e in aggiunta alle regole legali, possa regolare questa forma di lavoro. In attesa che questo confronto produca dei risultati soddisfacenti per tutti, Just Eat avvierà il nuovo modello mediante un regolamento aziendale che prevede di utilizzare diversi regimi di orario: contratti di lavoro dipendente full time (40 ore settimanali), part-time (variabile in base alla città e ai volumi di ordini previsti) e a chiamata.
Quanto alla retribuzione, in fase di prima applicazione, Just Eat riconoscerà un trattamento non inferiore alle tabelle previste da contratti collettivi esistenti per profili ed attività analoghe. Trattamento che potrà essere aggiornato e rivisto – nella sua composizione e funzionamento – in funzione dell’esito del confronto sindacale in corso. Sono previste inoltre indennità per l’utilizzo del proprio mezzo per le consegne, assicurazione di responsabilità civile verso terzi e assicurazione sulla vita; dotazioni di sicurezza gratuite fornite da Just Eat, come casco, indumenti ad alta visibilità e indumenti antipioggia e zaino per il trasporto del cibo, oltre agli strumenti per la pulizia dell’attrezzatura come spray e igienizzanti e mascherine; formazione relativa all’azienda, all’utilizzo dell’app Scoober; formazione specifica sui temi della salute e della sicurezza per il trasporto degli alimenti e sicurezza stradale.
In alcune delle 23 città in cui il servizio è attivo, sarà aperto un hub dove i rider potranno ritirare e utilizzare mezzi totalmente sostenibili di Just Eat, come scooter elettrici e e-bike. Si tratta di veri e propri centri logistici e di incontro per i rider che saranno inaugurati nei prossimi mesi in diverse città tra cui Milano, Roma, Torino, Bologna e Napoli. E, Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia, può affermare che “l’introduzione di un modello di lavoro dipendente per i rider rappresenta per noi una scelta etica e di responsabilità, in linea con la strategia che il Gruppo porta avanti con successo già in altri paesi europei. Si tratta di un grande investimento economico e sulle persone, che ci permetterà di operare con rider tutelati dal punto di vista contrattuale e anche di supportare ulteriormente lo sviluppo del servizio in Italia, offrendo un’esperienza di food delivery sempre più completa ed efficiente per i consumatori e i nostri ristoranti”. Davide Bertarini, responsabile del progetto Scoober in Italia, aggiunge “dal punto di vista organizzativo è fondamentale per noi utilizzare una struttura coerente con le necessità del business di Just Eat, che rispetti le peculiarità tipiche di questo settore e che sia implementabile in modo efficiente. Per questo inizieremo l’attività dotandoci di un contratto aziendale, rispettoso dei trattamenti economici previsti dai contratti collettivi. La nostra intenzione è comunque quella di continuare ad approfondire il tema con le parti sociali e le organizzazioni sindacali, sempre nell’ottica di offrire tutele e flessibilità”
Il modello Scoober, già presente in 12 paesi del gruppo e in oltre 140 città, con più di 19.000 riders, prevede di interessare 23 città italiane, partendo da Monza, per testare il modello all’interno di una realtà più contenuta in termini di volumi e numero di ristoranti, il miglior funzionamento del servizio. Per poi proseguire nelle città di Brescia, Verona, Parma e Reggio Emilia e arrivare a Milano entro il mese di aprile con il primo hub sul territorio italiano e un obiettivo di oltre 1.000 rider assunti nei primi 2 mesi.