Numeri piccoli piccoli, ma soddisfacenti. Così li ha commentati Tiziana Sarnari dell’Ismea, istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare.
Il vino italiano nel 2014 è tornato sopra i 100 milioni di ettolitri esportati (101 milioni per la precisione), registrando un aumento del 2 per cento in volume, ma la perdita dell’1 per cento in valore. La Spagna, con una politica di riduzione drastica di prezzi, è diventata la prima esportatrice in volume, proprio a danno dell’Italia che ha perso questo primato storico. Ma gli iberici perdono il 5 per cento del valore del vino esportato. Ma la performance dell’Italia, tuttavia ,secondo Ismea, non è da sottovalutare, perché tutti i principali paesi produttori di vino hanno chiuso il 2014 con dati negativi, sia in volume che in valore.
Fanno eccezione la Nuova Zelanda e l’Australia, ma sono due realtà enologiche sui-generis. Lieve aumento anche per il Portogallo. I principali paesi importatori sono i soliti: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Canada, Cina e Giappone, che insieme comprano il 50 per cento del vino del mondo. Per quanto riguarda, nello specifico, l’Italia, nel 2014 il Belpaese fa registrare un lievissimo aumento delle esportazioni in volume, passando da 20,3 a 20,4 milioni di ettolitri. Leggero aumento anche per il valore, che supera i 5,1 miliardi di euro. Dati che sono interessanti, visto che l’Italia è l’unico paese tra i grandi produttori europei a far registrare un segno “più” in queste cifre. Il segmento dell’export, secondo Ismea, è trainato dagli spumanti, che hanno fatto registrare un aumento del 14 per cento in valore (pari a 840 milioni di euro) ed un +18 per cento in volume, grazie al grande successo del Prosecco.
G.V.