Oramai è moda e nessuno vuole perdersi un assaggio dello streetfood.
Diventato un vero e proprio “must”, un modo per comprendere la storia dei luoghi che si visitano o per celebrare la tradizione. Anche Eataly, nell'ultimo store aperto a Firenze, ha dedicato al cibo di strada una vetrina. Ma dall'Istituto Superiore della Sanità giunge l'allerta: “Il cibo da strada non è innocuo, sia dal punto di vista microbiologico, ovvero può causare patologie gastrointestinali, che tossicologico, con effetti a lungo termine”. Vi sarebbeo diversi fattori di rischio sottovalutati. Questi sono stati individuati dai ricercatori del Dipartimento di Sanità e pubblicati in uno studio apparso su Food and chemical toxicology.
Si parte dal punto vendita. Banchetti e furgoni dovrebbero essere localizzati in un luogo pulito e il cibo esposto tenuto coperto, “spesso, infatti, questi stand itineranti sono ubicati nei punti di maggior traffico e quindi sono facile bersaglio dell'inquinamento atmosferico. Senza considerare poi che in tutta l'area intorno al banchetto non c'è spesso disponibilità di acqua pulita, di strutture di smaltimento dei rifiuti, né di servizi igienici”, spiega Chiara Frazzoli, dell'Iss, co-autrice della ricerca.
La qualità degli ingredienti non è sempre la migliore e certificata. Può capitare che “il pesce venga catturato in acque contaminate, le carni possono essere spesso di animali malati e sottoposti a trattamenti antibiotici o antiparassitari, oppure potrebbero presentare contaminazioni provenienti dall'uso improprio di disinfettanti per tentare di ovviare a cattive condizioni igieniche”. O ancora, l'aspetto di alcuni cibi sarebbe migliorato con l'uso di coloranti. Anche le condizioni di conservazione sono spesso carenti, con contenitori che rilasciano sostanze tossiche o umidità e temperature tali da favorire lo sviluppo di micotossine. E altrattanti rischi per la salute deriverebbero proprio dai metodi di cottura.
Francesca Landolina