La vendemmia scivola sotto i 43 milioni di ettolitri e rischia di segnare un minimo storico. Dal 1957 solo una volta la produzione di vino è scesa così in basso, nel 2007.
Le previsioni dell’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) e dell’Uvi (Unione italiana vini) vedono, infatti, l’Italia in calo del 10% a 42,260 milioni di ettolitri, un risultato che mette a rischio il primato italiano nel vino. La produzione francese, infatti, è aumentata dell’8% nell’ultimo anno e consacra Parigi primo produttore al mondo con 49 milioni di ettolitri.Tra le cause del crollo della vendemmia, l’Ismea cita il caldo e la prolungata carenza di piogge che hanno innescato un processo di maturazione anticipata e una maggiore concentrazione di zuccheri. Hanno contribuito alla scarsa produzione inoltre, gli abbandoni e le estirpazioni con premio delle vigne meno redditizie e la cosiddetta vendemmia verde (la distruzione dei grappoli non ancora giunti a maturazione). La produzione è iniziata in anticipo di due settimane o anche più in molte zone ed è stata contraddistinta da un aumento delle gradazioni medie e, sul fronte quantitativo, da «punte di diamante» distribuite a macchia di leopardo. Nelle prime cinque regioni del vino il calo è generalizzato. La contrazione raggiunge il 20% in Sicilia, dove la vendemmia verde ‘congela’ quasi 13 mila ettolitri e la produzione passa dai 5.676 ettolitri del 2010 ai 4.540 di quest’anno. La flessione è decisa anche in Veneto (-10% da 8.351 ettolitri a 7.520) e in Emilia Romagna (-8% da 6.601 a 6.090). È più contenuta, invece, in Puglia (-5% da 7.169 a 6.800 ettolitri) e in Toscana (-5%, da 2.854 a 2.710 ettolitri).