E con i pochi soldi assegnati per la promozione addio a Vinitaly e padiglione 2 e alle altre fiere
Al momento è solo un'ipotesi.
Ma che può rapidamente diventare certezza. L'Istituto Vite e Vino è senza fondi per la sopravvivenza. L'ultima finanziaria, la ter, che sta approdando all'Assemblea Regionale Siciliana assegna all'ente diretto da Lucio Monte e affidato al commissario ad acta Antonino Di Giacomo, 500 mila euro in meno per garantire gli stipendi dei settanta dipendenti e solo il 15 per cento circa per la promozione rispetto ai due milioni ottenuti nel 2014. Cioè briciole. A questo punto potrebbe passare l'idea che, per tenere in vita l'istituto, si potrebbero rivedere le tariffe per la certificazione, soldi erogati dai produttori per ottenere il marchio Doc. La cui richiesta ora è in fortissimo aumento dopo il varo della Doc Sicilia. Tanto che l’Irvo nel 2013 ha incassato per questo servizio 1,6 milioni di euro.
Oggi per una certificazione di vino si pagano come minimo 65 euro. Domani se ne potrebbe pagare il doppio, oltre cento euro. La revisione del tariffario metterebbe molte aziende con le spalle al muro, soprattutto le piccole e medie (anche se sono le cantine sociali a chiedere la certificazione per molte partite di vino). Ciò però potrebbe diventare inevitabile dopo le decisioni assunte dal governo del presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta. Il quale, in commissione, è stato molto tranchant nel considerare l'Irvo alla stregua di qualsiasi ente partecipato. Non garantendogli al momento una adeguata erogazione di fondi e trascurando anche il valore oggi indiscusso del vino siciliano, il suo ruolo nell'economia e la sua capacità di creare ricchezza nel territorio. Oggi c'è il rischio di raddoppiare le tariffe per la certificazione, domani quello di dover chiudere le sedi distaccate di Milazzo e Alcamo, dopodomani quello di non poter più garantire il Vinitaly e la partecipazione delle cantine al padiglione 2 e alle altre fiere enologiche in giro per il mondo tra cui Prowein e Vinexpo. Su questa vicenda si registra anche il silenzio del mondo della produzione: consorzi, associazioni, organizzazioni professionali degli agricoltori. Nessuna presa di posizione nei confronti del governo Crocetta a sostegno del ruolo dell'Istituto vite e vino. L’ultima parola resta comunque all’ Assemblea Regionale. Perché i tagli dovranno anche essere discussi in aula e quindi in teoria, ma solo in teoria, tutto potrebbe essere ancora ribaltato dal voto di Sala d'Ercole. Ma è un'esilissima speranza. Mentre è più certo, al momento, il ridimensionamento del ruolo dell'Istituto vite e vino. E per i più pessimisti il capolinea.
C.d.G.