di Fosca Tortorelli
Oggi 17 gennaio è il giorno dedicato a Sant’Antonio Abate, che oltre ad essere il santo patrono del fuoco e protettore degli animali, è stato riconosciuto come protettore anche dei fornai e pizzaioli. Da qui l’idea di dedicare questa giornata alla “Giornata mondiale della pizza”.
La pizza ormai è considerata senza dubbio, uno dei cibi preferiti dagli italiani e dagli stranieri, amata, cercata, raccontata, contestata, insomma chi più ne ha più ne metta. Per l’occasione – da nativa napoletana – ho pensato di raccontarvi la mia idea, di quello che ruota intorno a questo “status symbol”. Senza dubbio, lavorando come giornalista enogastronomica, sono spesso sollecitata e portata ad assaggiare la pizza in tutte le sue forme e varianti in svariate occasioni, ma se potessi scegliere, mi basterebbe mangiarne una al mese; seppur si tratta di un cibo goloso, attrattivo confortevole e veloce, preferisco variare, anche perché ci sono tante altre preparazioni che attirano di più il mio palato. In ogni caso quello che io cerco da una pizza è proprio la sua semplicità e schiettezza, pochi e semplici ingredienti messi insieme con la cura e la passione, che si dovrebbe avere in ogni cosa che si fa. Purtroppo, oggi siamo “violentemente bombardati” da miliardi di informazioni, competizioni, classifiche, che se da un lato possono stimolare curiosità, personalmente credo che creino sicuramente una grande confusione.
“Dove ci consigli di andare a mangiare la pizza? Napoli o Caserta? Pizza tradizionale o innovativa? Servizio attento o spartano? Carta dei vini originale o meglio una semplice birra?”
Da sempre mi ritrovo a essere contattata dai tanti amici – italiani e stranieri – che negli ultimi anni vengono sempre più di frequente nel capoluogo partenopeo, con diverse delle domande sopracitate; non è facile a volte rispondere, perché i posti validi sono davvero numerosi, ma spesso se mi devo limitare alla città di Napoli, o pensare ai miei posti del cuore, elenco sempre quei luoghi che lasceranno sicuramente una traccia positiva e che non deluderanno le aspettative. Non si tratta necessariamente di pizzerie blasonate o ricercate, forse non saranno le pizzerie più buone al mondo, ma sono sicuramente luoghi veri e concreti. Avendo vissuto molti anni della mia vita a Napoli, per me la pizza napoletana da mettere al primo posto è sicuramente quella del centro storico, una realtà che incarna perfettamente quel senso di giovialità e convivialità popolare. Un luogo che non tradisce mai è la pizzeria Da Attilio alla Pignasecca, una realtà che è sempre rimasta fedele al suo stile e dove l’attenzione per gli ingredienti è sempre stato un punto di partenza. A seguire imperdibile la pizza fritta de La Masardona, l’unico posto dove la leggerezza e la cura della frittura ti sorprendono. Ci spostiamo nel Rione Sanità dove dal 1898, La Cantina del Gallo, folcloristica osteria e pizzeria immersa nel cuore del quartiere, regala un’esperienza unica e singolare. Se la visitate in una fredda giornata d’inverno non temete, sotto il tavolo vi verrà posto un piccolo braciere che vi manterrà al caldo. Dai pizzicotti che aprono il pasto, all’imperdibile pizza Cafona, l’atmosfera è spartana, ma familiare e solare; inoltre, oltre la pizza anche i piatti della cucina sono da provare.
Dalla Napoli verace ci spostiamo verso il lungomare, dove troviamo la realtà dei Fratelli Salvo, che oltre alla loro prima sede di San Giorgio a Cremano, nel 2018 hanno aperto un secondo locale alla Riviera di Chiaia. Francesco e Salvatore Salvo, da sempre si dedicano con passione al loro lavoro per portare avanti una tradizione che si tramanda da tre generazioni, sono partiti dalle basi, studiando e approfondendo, confrontandosi e guardandosi attorno. La tradizione è alla base del loro lavoro, ma bisogna anche sapersi evolvere senza troppo stravolgere la cultura e quello che la storia ci ha insegnato. La pizza dei Salvo è sicuramente contemporanea e allo stesso tempo rassicurante, il servizio è attento e la scelta in materia vino è piuttosto soddisfacente. Non da ultimo se ci rechiamo nel quartiere collinare del Vomero, caratterizzato da tanti palazzi in stile Liberty, dopo aver goduto del panorama della Collina di San Martino, ci si può accomodare ai tavoli della Pizzeria Acunzo, un valido posto, il locale recentemente rinnovato che conserva l’atmosfera tradizionale e familiare.
Poi per chi ha voglia di unire la visita alla Reggia di Caserta, o una semplice passeggiata nella città di Caserta, non può non andare da I Masanielli. Quella di Francesco e di Sasà Martucci, sono due pizzerie molto diverse, dove ciascuno ha messo in campo le proprie idee, la propria gestione e le proprie squadre, conquistando non solo per la bontà di quello che vi verrà proposto, ma per la determinazione e il sacrificio continuo e costante. Un sacrificio e una tenacia che li porta ogni giorno a mettersi in discussione, ma al contempo ad essere sempre presenti nei loro locali, proprio per poter garantire la loro autenticità e personalità. Tra migliaia di pizzerie quello che conta – a mio avviso – è sicuramente quello spirito verace e familiare, che ti fa assaporare con il cuore e con le emozioni un cibo così unico, semplice e di estrema convivialità.