Nel 2025 il vigneto italiano è atteso al ritorno a quota 700.000 ettari, soglia da cui si era allontanato progressivamente a partire dal 2008.
Interessante il report pubblicato oggi dal “Corriere vinicolo” che fa il punto della situazione odierna del “vigneto Italia”. Dal 2016 la svolta: il nostro paese ha ricominciato a piantare vigneti, intavolando un percorso di crescita regolare (circa 6.000 ettari di media annua) che lo ha portato l’anno scorso sopra soglia 671.000 ettari. Le prospettive, sulla base delle proiezioni dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini, tarate sull’andamento recente degli impianti e degli espianti regione per regione, individuano il raggiungimento di quota 700.000 nel 2024 (699.312 per la precisione) e superamento l’anno dopo, a 706.196 ettari. “Dal 2016 al 2025 le vigne italiane faranno posto insomma a qualcosa come 60.400 ettari supplementari – si legge nell’articolo – di cui 26.000 nel solo Veneto, che balzerà a 113.000 ettari. In forte crescita, secondo i ritmi degli ultimi anni, sono attese anche altre regioni, e non solo del Nord: Puglia e Sicilia incamereranno altri 10.000 ettari complessivi, grazie alla spinta di varietà di recente successo (come il Primitivo), ma anche in Abruzzo – mantenendo questo ritmo di utilizzo dei plafond regionali – il vigneto dovrebbe arrivare sopra quota 36.000 ettari, con un saldo positivo rispetto al 2016 di 4.200 ettari”.
Nel 2020, i produttori italiani hanno impiantato in totale 15.600 ettari, a fronte di 11.000 ettari di espianti: ad eccezione della Toscana, che grazie alla possibilità concessa ai viticoltori di dilazionare di un anno la scadenza dei reimpianti ha avuto un saldo negativo pesante tra estirpi e nuovi impianti (-1.500 ettari), che verrà comunque recuperato nel 2021, tutte le regioni hanno registrato saldi ampiamente positivi, con il Veneto addirittura a +2.400 ettari, la Sicilia a +980 e la Puglia a +600. Questo in un anno Covid, che in teoria avrebbe potuto fortemente rallentare le operazioni di rinnovo. A fronte di queste evoluzioni, il fenomeno già in atto di spostamento della viticoltura da Sud a Nord proseguirà, anche se attenuato rispetto agli anni precedenti, in particolare il triennio degli espianti con premio (grafico 4): il Nordest arriverà a cumulare il 30% del totale a vite nel nostro Paese (214.000 ettari), contro i 306.000 delle regioni meridionali che dal detenere metà del vigneto (inizio millennio) scenderanno al 43%. Stabile al 10-11% la viticoltura del Nordovest, mentre in alleggerimento è atteso il peso del Centro Italia, dal 19% al 16%. E i nostri competitor, che stanno facendo? “In Spagna – prosegue l’articolo – da quando è entrato in vigore il sistema di autorizzazioni, il vigneto ha preso una china discendente: tra espianti, reimpianti e autorizzazioni di nuovo impianto concesse (pari allo 0,4% del potenziale), gli ettari persi sono oltre 15.000, per un totale a terra di 944.000 ettari, il minimo storico dall’inizio del nuovo millennio. In Francia, i dati degli ultimi anni indicano una certa stabilità del vigneto, con le superfici a terra attestate a 750.000 ettari e un potenziale che sta crescendo di circa 1.000 ettari l’anno, attorno a
795.000 ettari”.
C.d.G.