La completa tracciabilità di ogni partita di vino, garantita da un processo articolato, che assicura il rispetto dei disciplinari di produzione, caratteristiche organolettiche e la salubrità dei prodotti commercializzati. Ecco quello che gli enti di certificazione italiani, riuniti sotto il cappello di Asso-Odc offrono a produttori e consumatori, sottolineando l’importanza della certificazione come valore aggiunto del processo produttivo.
Ecco le fasi del sistema italiano che ha fatto scuola in Europa
Ma quali sono le concrete differenze tra il processo di certificazione made in Italy e quello delle più importanti denominazioni europee? Se ne è parlato durante il convegno Certificare il vino: Italia ed Europa a Confronto, organizzato da Asso-Odc all’interno dello spazio Masaf al Vinitaly. Asso-Odc, l’Associazione degli Organismi di Certificazione del Vino, costituita dai più importanti enti italiani del settore (Agroqualità Spa, Ceviq Srl, Parco3A – Pta, Siquria Spa, Tca Srl, Triveneta Certificazioni Srl, Valoritalia Srl, che nel complesso certificano il 95% della produzione italiana Dop e Igp), ha voluto in questo modo far luce sul sistema certificazione Italia, senza dubbio il più avanzato al mondo, illustrando a stampa e operatori di settore le diverse fasi del processo, dalla verifica documentale alle verifiche ispettive in campo e in cantina. Nel corso del convegno infatti, Giuseppina Amodio, Direttore tecnico Valoritalia Srl, Enrico De Micheli – Ad Agroqualità e Fabio Modi – Direttore Tca, hanno ripercorso passo per passo il lavoro enorme svolto degli organismi di controllo nel corso del processo di certificazione, composto da organizzazione capillare e sofisticata gestione tecnica e informatica. Nel percorso dal campo allo scaffale, ogni tassello è collegato strettamente al successivo: va segnalato ogni singolo mutamento, dalla diminuzione della giacenza a una particolare lavorazione.
“La registrazione dei singoli pezzi di questo complicato puzzle, genera la completa tracciabilità di ogni singolo lotto, assicurando le caratteristiche chimiche e organolettiche e il rispetto di stringenti regole dettate dai disciplinari che fanno ogni singola bottiglia portavoce dell’eccellenza italiana, vendemmia dopo vendemmia”, ha affermato Luca Sartori, Presidente di Asso-Odc in apertura lavori. Nel 2022, Asso-Odc ha certificato nel complesso 211 Doc, 159 Docg e 104 Igt, per un totale di 15.000 verifiche, di cui 7.450 in campo e 7.620 in cantina. L’insieme degli organismi di certificazione ha certificato oltre 2,5 miliardi di bottiglie, per una produzione totale certificata di 1.6 miliardi di ettolitri, gestendo 1,8 miliardi di contrassegni. I campioni sottoposti a verifica chimica e organolettica sono stati 77.700 nel corso di 4.700 commissioni di degustazione. La mole di dati ricavati relativi alla filiera vitivinicola in tempo pressoché reale consente di fornire a chi governa le singole denominazioni (i consorzi di tutela) gli strumenti che servono per una corretta gestione delle stesse.
La seconda parte dell’incontro, ha visto la partecipazione dell’avvocato esperto in diritto vitivinicolo Monica Minelli. L’avvocato ha affrontato il tema della certificazione dei vini di qualità sotto un profilo comparatistico, mettendo a confronto i diversi sistemi impiegati nei principali Paesi produttori di vino in Europa, con particolare attenzione sui sistemi giuridici di Francia e Spagna, mettendo in evidenza i differenti approcci adottati dagli Stati Membri nell’ambito dell’applicazione dei sistemi di certificazione. Ne è emerso un quadro complesso ma uniforme, che garantisce la qualità dei vini a denominazione sul mercato interno e globale.