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Scenari

Importatori cinesi: stop localismi, serve l’unità d’Italia del vino

03 Settembre 2013
cinesi cinesi

Basta con localismi, i produttori italiani, grazie anche a iniziative come quella di Vinitaly, devono parlare con una sola voce per affrontare al meglio il mercato cinese.

È questa la richiesta arrivata a Vinitaly che a Shanghai ha riunito per la prima volta, i big della distribuzione del vino delle metropoli di Pechino, Shanghai, Shenzhen e Guangzhou per fare il punto sulla situazione del vino italiano nel Paese del Dragone.

«Gli importatori locali – spiega Stevie Kim, Managing Director di Vinitaly International – sono coinvolti nel progetto del Fuorisalone di Chengdu (che segnerà a marzo il ritorno di Vinitaly in Cina, ndr) 2014 perchè il loro pensiero e il loro piano strategico deve essere allineato con i produttori. Loro sono i protagonisti locali. Per realizzare uno showcase e non una semplice fiera, occorre che loro siano partepici nelle attività di co-branding e di co-marketing».

Oltre al tradizionale spazio espositivo, a Chengdu, che ospita una delle più importanti fiere del settore in Cina, verrà lanciata Vinitaly International Academy, in collaborazione con le più influenti associazioni di sommelier e wine educator della Cina. Un progetto accolto con estremo favore dagli importatori cinesi per i quali l mercato cinese sta maturando e si creano nuovi segmenti d'acquisto, registrando una sempre maggiore richiesta da parte dei consumatori cinesi di vino di fascia media, dove gli italiani si posizionano bene. Attenzione al mercato italiano, provato anche dall'elevato numero di contatti sui social network cinesi alle pagine del vino italiano e di Vinitaly.

C.d.G.