“Non credo che gli effetti della peronospora> saranno così devastanti come si è detto, ma senz’altro la vendemmia sarà meno ricca degli altri anni. Vedremo come andrà, anche se noi dovremmo programmare le cose”. Così Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini (Uiv), nel corso della parte pubblica dell’assemblea generale di questa mattina a Roma. All’inizio di luglio, Uiv stimava che la malattia della vite, seguita alle piogge primaverili, potesse compromettere in alcune zone fino al 40% della vendemmia, in particolare lungo la dorsale adriatica. Questo potrebbe compensare almeno in parte le giacenze esistenti che allo scorso giugno ammontavano nel complesso a 49,5 milioni di ettolitri (+5,1%), di cui per i vini Dop +9,7% rispetto a un anno prima.
Nel corso dell’evento, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha annunciato che il bando per assegnare i fondi della promozione Ocm Vino (100 milioni, di cui 30 milioni dal ministero e 70 milioni dalle Regioni) sarà pubblicato il 21 luglio, con dettagli e scadenze. Lollobrigida ha auspicato che Agea entro ottobre effettui tutti i pagamenti.
Sul fronte delle previsioni mondiali di lunghissimo periodo, l’Osservatorio Uiv prevede che le aree trainanti dello sviluppo fino a oggi siano destinate a un brusco rallentamento nel prossimo ventennio a causa del progressivo alzarsi dell’età media e la contestuale preoccupante distanza dal vino da parte delle nuove generazioni. L’Osservatorio prevede un incremento del tasso di consumo di appena il 7%, con una crescita media annua dello 0,35%. Molto meno quindi del +27% registrato nel periodo 1999-2019 quando ogni anno si stappavano 37 miliardi di bottiglie di vino, delle quali più della metà in 8 Paesi: Stati Uniti (14%), seguiti da Francia (10%), Italia e Germania (7%), quindi Cina (6%) e Regno Unito (5%), Canada (2%) e Giappone (1%).
Caso Italia
L’Italia, in questo contesto, è ancora più esposta al rallentamento della domanda negli 8 top buyer, che per il vino tricolore vale quasi i 2/3 delle esportazioni complessive. Secondo l’Osservatorio Uiv, l’export sarà sempre più la discriminante fondamentale del mercato, stante l’ulteriore decrescita prevista dei consumi interni (-1,2 milioni di ettolitri) nel periodo considerato. Dall’estero l’incremento sarà comunque timido (+1,8 milioni di ettolitri, a quasi 23 milioni di ettolitri nel 2039), ma sarà in grado di compensare l’ammanco generato dal mercato interno, con un saldo positivo di poco più di mezzo milione di ettolitri. Tutto ciò al netto di recrudescenze della crisi economica, dell’ondata salutista e di altri fattori esogeni come i fattori etnici e religiosi. Per Frescobaldi, “il mondo che consuma vino non costruirà più la sua crescita sul volume, ma sul valore evocativo espresso dalle bottiglie: dal gusto all’esperienza, dal concetto di sostenibilità, al lifestyle. In questo quadro la filiera del vino dovrà incrementare la tendenza premium delle proprie proposte, ma anche rinnovare e razionalizzare un’offerta che oggi in diversi casi risulta fuori fuoco rispetto a una domanda in forte cambiamento, giovani in primis”.