Come ormai saprete dal 14 al 17 aprile ci sarà il Vinitaly di Verona, la fiera del vino più importante d’Italia e tra le maggiori al mondo. Un evento che cade in un momento molto delicato per il vino in generale e per il comparto italiano in particolare. I motivi sono quelli legati alle congiunture politiche ed economiche internazionali, ovviamente, delle quali il vino è uno dei marker più precisi. Guerre, post pandemia, inflazione, anche se in calo. Poi una generale disaffezione al vino, soprattutto da parte delle giovani generazioni, che bevono molto meno dei loro coetanei di vent’anni fa. Per loro il vino è solo una delle tante opzioni. Il bere miscelato, le bevande analcoliche, la birra, ultimamente anche i superalcolici, che sono in ripresa, sono all’ordine del giorno. I motivi sono i più vari, e vanno da una disaffezione per gli stili di vita dei padri a questioni di ordine salutistico e di eco-sostenibilità.
Per di più in vari Paesi produttori, Francia, ma anche Italia e Stati Uniti, la lobby antialcolica, in buona parte sostenuta da specifiche ricerche scientifiche, sta mettendo in discussione alcuni punti fondamentali che hanno in passato fatto del vino un prodotto molto importante per la cultura materiale mediterranea, e quindi per il “made in Italy” agroalimentare.
Cosa ci dirà o, meglio, cosa potrà dirci il Vinitaly su temi come questi?
Intanto se siamo davanti a una crisi congiunturale o se si tratta di una questione strutturale. Lo diranno le presenze di importatori internazionali e di buyers, che negli ultimi tempi hanno acquistato meno che in passato, soprattutto in mercati fondamentali per l’Italia, come Usa, Germania e Regno Unito. Poi fioccheranno convegni vari che affronteranno i temi che vi ho appena esposto, e vedremo cosa diranno i principali player del vino italiano e i responsabili delle politiche agricole del nostro Paese. Per tre giorni di parlerà molto di vino anche sulle piattaforme generaliste, cosa abbastanza rara e soprattutto ambito ultimamente piuttosto controverso. Avremo un’idea sul polso della situazione, e se il malato è in fase di ripresa o meno, insomma. Soprattutto se il vino continuerà ad avere quel ruolo di simbolo di territori e di tradizioni che bene o male ha avuto nel periodo post scandalo del metanolo. Per la prima volta da allora non sarà scontato.