Viene prodotto nei campi e nelle stalle da mani straniere quasi 1/3 del Made in Italy a tavola, con 362mila lavoratori provenienti da tutto il mondo che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura fornendo il 32% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore nel 2022. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti che ha collaborato al Dossier statistico immigrazione del Centro studi e ricerche Idos, in occasione del secondo click day del decreto flussi 2023 per il settore “assistenza familiare e socio-sanitaria”; martedì 12 dicembre, invece, scatterà quello per i lavoratori stagionali extracomunitari che stabilisce, per il solo anno 2023, 82.550 quote d’ingresso.
La comunità di lavoratori agricoli più presente, ricorda la Coldiretti, è la rumena con 78.214 occupati, davanti a indiani (39.021), marocchini (38.051) che precedono albanesi (35.474), senegalesi (16.229), pakistani (15.095), tunisini (14.071), nigeriani (11.894,) macedoni (9.362), bulgari (7.912) e polacchi (7.449). Si tratta soprattutto di lavoro stagionale con picchi di domanda nei periodi estivi della raccolta. “E’ importante affrontare il tema della disponibilità di manodopera con una gestione dei flussi più efficiente – fa sapere il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – partendo dal decreto triennale, tenendo conto che non solo si passa dalle 42mila unità di lavoro stagionale alle 82mila del 2023 fino alle 90mila del 2025, ma soprattutto che le quote riservate alle associazioni agricole per i loro soci passano dalle 22mila dell’anno scorso alle 40mila di quest’anno, assicurando alle nostre imprese la certezza di avere a disposizione lavoratori regolari e di non subire la concorrenza sleale di chi sfrutta le persone”.