Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Il futuro dell’Etna del vino/17. Modica: “Occhio ai prezzi e più controlli sui vini”

13 Dicembre 2019
salvatore_modica salvatore_modica


(Salvatore Modica)

di Francesca Landolina

“Sarebbe un errore fare vino che non è dell’Etna. C’è una confusione totale sul gusto, ci sono tanti Etna Doc ma non c’è una riconoscibilità”. 

Parole forti quelle del piccolo produttore etneo Salvatore Modica, la cui azienda di famiglia, Francesco Modica, si trova a Randazzo, sul versante nord del Vulcano, e produce appena 10 mila bottiglie. Proseguono con il suo punto di vista le nostre interviste sul futuro dell’Etna del vino e su quel successo, che ancora è tutto da gestire. “Siamo certi che dentro alcuni Doc Etna Rosso – spiega meglio il produttore – non ci siano altri vitigni, come il Frappato, il Nero d’Avola, il Pinot?  E che i controlli per le analisi siano fatti da prelievi in vasca?”. Parliamo di politica dei prezzi. Cosa accade? “In alcuni supermercati noti, ho visto con i miei occhi un Etna Doc costare 4,99 euro. Non è giustificabile questo prezzo. Se stai facendo Etna con tutti i requisiti, incluso il tempo necessario per l’uva, perché il Nerello Mascalese è un’uva tardiva, tutto questo è ingiustificabile”.

Un errore che sta buttando giù i prezzi, per il produttore. “Il rischio è che si ripeta l’errore dello svilimento del Nero d’Avola. Credo che manchi una adeguata vigilanza e non bisogna sottovalutare questo pericolo. Il caso dei prezzi così bassi, finora, è comunque un caso isolato di chi sta svendendo. Ma bisogna agire in fretta”. “Ci vorrebbe un prezzo minimo per i vini base e prezzi chiaramente più alti per i vini da Contrade. Se staremo tutti sullo stesso livello di prezzo, i distributori si adegueranno. Non dobbiamo trattare con loro. Si venderebbe ugualmente, senza trattare.  Ogni distributore poi prenderebbe ciò che preferisce”. 

E sui nuovi impianti afferma. “Tutto ciò che si compie ha una ricaduta sulla qualità. Non siamo la California o l’Australia. L’Etna è finita – afferma Modica – Si può espandere ancora poco in termini di produzione. Ci sono solo pochissimi terreni da coltivare, ma in zone più alte. E se le zone coltivate non sono zone buone o vocate per alcuni vitigni, la qualità è danneggiata. Faccio un piccolo esempio, zone sui mille metri ed oltre come Tartaraci o Nave, a Bronte, non sono vocate entrambe allo stesso modo per i rossi e per i bianchi. Ogni zona ha le sue peculiarità. Paragoniamo l’Etna al Barolo: un fazzoletto di terreno che deve servire il mondo. Un fiore all’occhiello da custodire. Se ci sono zone che si prestano allora sì a nuovi impianti, seppur limitati”. E sul potenziale allargamento della zona Doc afferma: “Sono favorevole, ma se si resta nei margini della qualità”. E la Docg? “Per me va bene, secondo me ci sarebbero più controlli e maggiore garanzia di qualità”. 

Ma c’è un altro tema importante da non sottovalutare per Modica. E sarebbe quello dell’uso eccessivo dei trattamenti. “Davvero il territorio viene trattato bene da tutti? Sulla coltivazione c’è qualcosa da dire; i terreni sono terrazzati, sono poche le estensioni, la coltivazione etnea non è cosa semplice, ma non sono d’accordo con l’uso di diserbanti e con l’uso dei pesticidi. Allora mi chiedo, dov’è la qualità?”. E prosegue: “C’è chi fa trattamenti per la pignoletta della vite, che non c’è mai stata sull’Etna, tranne in qualche caso isolato. In questo caso si tratta di trattamenti non necessari che uccidono insetti buoni e cattivi, favorendo poi la crescita di quelli cattivi. Lasciamo che la natura segua il suo percorso naturale. Se qualche vite muore lasciamola stare, da sola produrrà gli antagonisti per i parassiti”.

E racconta il suo caso. “Ho viti centenarie che, senza trattamenti, perdono sì produzione, ma si difendono da sole. Tutti dicono di dare rame e zolfo. E lo fanno continuamente, dimenticando che ogni trattamento cambia comunque il ph del terreno. Faccio qualche altro esempio: la peronospera per svilupparsi si serve di alcune condizioni: tralci di 10 centimetri, 10 gradi di temperatura media e 10 millilitri di acqua. Se hai esperienza vera del terreno etneo e delle condizioni pedoclimatiche, allora sai che con il verificarsi di quelle condizioni, puoi fare un trattamento a base di rame. E per 8 giorni sei tranquillo; se continuano le condizioni, procedi, ma sull’Etna il tempo è quasi sempre buono”. “L’oidio – spiega Modica -. conosciuto come muffa bianca, al contrario, si sviluppa col caldo e col vento, ma lo vedi subito se c’è una propagazione. In questo caso bisogna trattare con lo zolfo. Sempre in modo puntuale. Molti invece esagerano e trattano a calendario. C’è chi lo fa con le centraline meteo. Noi abbiamo una sapienza trasmessa, usiamo antichi metodi, conosciuti, ed è la natura che ci informa se e quando trattare. Basta avere un l’albero di noce nella vigna, per capire quando è il momento, perché sviluppa la peronospera una settimana prima rispetto alla vite. Oppure delle rose”.   

Passiamo al tema della promozione. Contrade dell’Etna, di recente, passa in gestione ad una società di servizi per eventi (ne abbiamo parlato qui>) e Modica sembra avere delle perplessità. “Contrade? Già non funzionava bene per i piccoli, ma ora è stato distrutto, quando entrano gli interessi finisce tutto – afferma – Lo spirito iniziale di Contrade non era questo. Certamente Contrade dell’Etna ha portato tanti benefici al territorio, lo ha fatto conoscere, però nel tempo è servito più ai grandi. Lo scorso anno si è pagata una quota di adesione e non tutti possono permettersela. Non so cosa accadrà adesso. Il pubblico pagherà un ticket, ma non è escluso che non si debba contribuire continuando a pagare una quota di partecipazione. Spero che si riduca almeno”. Parteciperebbe ugualmente? “Partecipo perché è giusto far parte di una rete. Ma darei più benefit alle cantine, tutte. Sono dell’idea che serva un evento istituzionale, oltre il Vinitaly, sull’Etna. Penso che sia giusto fare pagare un ticket al pubblico, non agli addetti ai lavori, e una piccola cifra ai produttori. Ma è importante organizzare un evento per fare conoscere davvero tutti”. Il futuro? “Spero che riuscendo a fare qualche piccola modifica, si aggiusti il tiro. Siamo responsabili oggi di quel che sarà domani”.

LEGGI QUI L'INTERVISTA A FEDERICO CURTAZ>

LEGGI QUI L'INTERVISTA DI DAVIDE ROSSO>

LEGGI QUI L'INTERVISTA DI MASSIMILIANO CALABRETTA 

LEGGI QUI L'INTERVISTA A GINA RUSSO> 

LEGGI QUI L'INTERVISTA A FEDERICO GRAZIANI

LEGGI QUI L'INTERVISTA A MARIO PAOLUZI

LEGGI QUI L'INTERVISTA A RORI PARASILITI

LEGGI QUI L'INTERVISTA A MICHELE SCAMMACCA

LEGGI QUI L'INTERVISTA A FABIO COSTANTINO

LEGGI QUI L'INTERVISTA A CIRO BIONDI

LEGGI QUI L'INTERVISTA A GIUSEPPE MANNINO

LEGGI QUI L'INTERVISTA A FRANCESCO CAMBRIA

LEGGI QUI L'INTERVISTA A FRANK CORNELISSEN 

LEGGI QUI L'INTERVISTA A MARCO NICOLOSI 

LEGGI QUI L'INTERVISTA A GIUSEPPE RUSSO>  

LEGGI QUI L'INTERVISTA A MICHELE FARO