(Sergio Zingarelli)
di Giorgio Vaiana
“Abbiamo fatto tantissimo in questi 6/7 anni. Adesso abbiamo tracciato una strada. Che va percorsa. Da tutti”.
Sergio Zingarelli le dinamiche del Chianti Classico le conosce molto bene. Non solo per essere il patron di Rocca delle Macie che si trova a Castellina in Chianti in provincia di Siena, un colosso da 180 ettari (100 nel Chianti Classico), due fattorie in Maremma e 3 milioni di bottiglie prodotte l'anno, ma anche per essere stato per due mandati il presidente del consorzio del Gallo Nero. Oggi del consorzio è vice-presidente. C'è stato una sorta di scambio di poltrone con colui che era stato il suo vice, Giovanni Manetti, oggi al timone del consorzio con Zingarelli come suo vice. “Era giusto così – dice Zingarelli – Occorreva una persona con un carattere forte e deciso come Giovanni. I miei anni alla guida del consorzio sono stati intensi, ma molto tribolati, con tante decisioni difficili da prendere. Giovanni mi ha sempre sostenuto. E la sua nomina vuol dire che gli altri soci hanno apprezzato gli sforzi fatti. La sua presidenza è una sorta di continuum con quella che ho lasciato io”.
Il Chianti Classico, secondo Zingarelli, è cambiato tantissimo in pochissimo tempo: “Siamo in una fase abbastanza positiva – dice – e questo grazie al lavoro fatto dai produttori e soci del consorzio, e sono oltre 350, che hanno fatto investimenti negli anni, sia nel vigneto che in cantina, elevando la qualità delle produzioni. Credo che il lavoro del consorzio, sia stato altrettanto fondamentale. E non lo dico perché ho avuto l'onere e l'onore di dirigerlo, ma perché il consorzio è riuscito a valorizzare tutti gli sforzi che i produttori stanno facendo. A partire dalla tanto chiacchierata Gran Selezione. Credo che i risultati di oggi ci stiano dando ragione”.
Già, perché secondo Zingarelli se è vero che la zona del Chianti Classico può vantare una forza in termini di paesaggio e vigneti fantastica in un territorio che si estende da Firenze a Siena e con una tale concentrazione di aziende in così poco spazio unica in Italia, deve fare i conti con due importanti criticità: “La prima è quella legata al nome – dice Zingarelli – Per forze di cose, il nostro nome, Chianti Classico, viene confuso con un'altra denominazione. E' facile spiegare le differenze, ma veramente difficile da far memorizzare ai nostri interlocutori cos'è il Chianti e cosa è il Chianti Classico. Credo che il Gallo Nero debba essere la nostra forza”. Secondo Zingarelli, infatti, i produttori dovrebbero puntare tutto sul simbolo: “C'è un atto di coraggio da fare – dice – anche se molti lo hanno capito. Il Gallo Nero deve essere il nostro marchio di riferimento, non solo sul mercato nazionale, ma anche e soprattutto sul mercato internazionale. C'è un simbolo ben definito, con colori stabiliti. I produttori dovrebbero metterlo adesso sul collo della bottiglia o sulla retro-etichetta. Oggi lo fanno solo 6 produttori su 10. Credo che presto anche per questa situazione la penseremo tutti in maniera unitaria. Avrà un grande impatto sui mercati”. Chi non lo fa si appella a motivi estetici o di distogliere i consumatori dal marchio aziendale: “Bisogna mettere da parte queste criticità – dice Zingarelli – Il Gallo Nero crea meno confusione e tutti abbiamo la voglia e la necessità di valorizzare ancora di più il Chianti Classico”.
Poi la seconda criticità: “Fino a 6, 7 anni fa, prima dell'introduzione della Gran Selezione, le grandi espressioni della zona del Chianti Classico non erano Chianti Classico. Tra i migliori vini, molti erano tutti Igt. E questo era un vero punto di debolezza. La Gran Selezione, adesso – spiega Zingarelli – si sta facendo spazio nelle eccellenze del Chianti Classico”.
Le menzioni geografiche per Zingarelli sono quasi scontate, “visto come è composto questo territorio – dice – Una maggiore specificità della provenienza di ogni singolo vino credo che possa rafforzare l'identità del Chianti Classico”. Ma attenzione: “Giusto che le aziende pian piano portino avanti il loro progetto delle produzioni più piccole con vini prodotti in specifici vigneti, ma credo che bisogna dare maggiore specificità ai nostri Chianti Classico. Quindi serve un giusto mix tra chi produce queste chicche e chi invece produce in maniera più tradizionale. Dobbiamo puntare a far crescere il numero di aziende presenti nelle fasce più alte del mercato mondiale”. Impossibile non fare il paragone con il Brunello di Montalcino: “Sta avendo un grande successo anche se è un territorio molto più piccolo del nostro – dice Zingarelli – Loro producono vino utilizzando solo un'uva (Sangiovese), mentre il nostro disciplinare non prevedeva di fare il Chianti Classico con una sola uva, in quanto nato come blend, ma con una modifica, dal 1996 si può produrre il Chianti Classico con Sangiovese in purezza e sono molti i produttori che per loro scelta aziendale lo stanno facendo. Ho molto rispetto per il Brunello, ma nel Chianti Classico ci sono dei vini che non hanno nulla da invidiare alle loro produzioni. Siamo entrambi delle eccellenze. E anche noi siamo una denominazione importante”.
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