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Scenari

Il falso “Made in Italy” fattura 60 miliardi di euro

05 Ottobre 2015
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(Esempi di falso Made in Italy)

La contraffazione, la falsificazione e l'imitazione del Made in Italy alimentare nel mondo ha superato il fatturato di 60 miliardi di euro, con quasi 2 prodotti di tipo italiano su 3 in vendita sul mercato internazionale che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione dell'incontro “La lotta alla contraffazione e alla pirateria” ad Expo.
Il falso Made in Italy a tavola – sottolinea la Coldiretti – colpisce in misura diversa tutti i diversi prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti. In realtà – precisa la Coldiretti – a differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti e dall'Australia.
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano che ad esempio negli Stati Uniti in quasi nove casi su dieci sono sostituiti dal Parmesan prodotto in Wisconsin o in California. Ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il pecorino Romano, l'Asiago o la Fontina. Poi ci sono i nostri salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele che spesso “clonati”, ma anche gli extravergine di oliva e le conserve come il pomodoro san Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti.

Secondo la Coldiretti almeno in un Paese su quattro tra quelli che partecipano ad Expo sono realizzate e vendute diffusamente fantasiose ed imbarazzanti interpretazioni di piatti e prodotti alimentari falsamente italiani in sfregio all'identità del Made in Italy. 
In questo contesto particolarmente positiva è stata l'esperienza dell'esposizione universale con molteplici iniziative divulgative per far conoscere agli stranieri le caratteristiche peculiari dei prodotti alimentari originali. Alle quali – precisa la Coldiretti –  si è aggiunta il piano per l'export annunciato dal Governo italiano che prevede, per la prima volta, azioni di contrasto all'italian sounding a livello internazionale”.

A queste realtà – continua la Coldiretti – se ne aggiunge una ancora più insidiosa: quale è quella dell' italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima (latte, carni, olio) dai paesi più svariati la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta.

Un vuoto normativo da colmare come chiedono il 96,5% dei consumatori italiani che ritiene necessario che l'origine degli alimenti debba essere scritta in modo chiaro e leggibile nell'etichetta sulla base della consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf) che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015.

C.d.G.