La ricerca della Nielses: “Ma solo il 9 per cento degli intervistati rinuncerebbero al gusto pur di mangiare un cibo sano”
(ph Giovanni Franco)
di Maria Giulia Franco
Veloce da magiare gustoso, buono e sano. E' questo il criterio di scelta di un cibo secondo una recente ricerca Nielsen.
Eppure solo il 9% delle persone sono disposte a rinunciare al sapore per avere un prodotto salutista. Cresce però l'attenzione degli italiani per gli alimenti e le bevande che mettono sulla propria tavola e, in particolare, per gli ingredienti presenti nei cibi che consumano quotidianamente: il 67% degli italiani si dichiara preoccupato dell'impatto a lungo termine che gli ingredienti artificiali potrebbero avere sulla salute della persona, il 53% sarebbe disposto a pagare un prezzo più alto per alimenti e bevande che non contengono ingredienti indesiderati, ma solo il 37% sarebbe disposto a sacrificare il gusto per un cibo più salutare, rileva l'indagine Global Health and Ingredient-Sentiment di Nielsen che ha analizzato le abitudini alimentari e il vissuto dei consumatori di oltre 60 Paesi del mondo nei confronti di determinati cibi e ingredienti.
In questi ultimi anni si sta osservando un cambio di mentalità dei consumatori a livello globale che vedono il cibo come fonte di benessere e si approcciano alla propria alimentazione in modo più selettivo, con una crescita d'interesse verso i prodotti salutistici. Per quanto riguarda il nostro Paese, si conferma un nuovo approccio agli alimenti, caratterizzato da un progressivo aumento dei consumi di prodotti appartenenti al mondo “Benessere & Salute”: nell'ultimo anno il paniere di questi prodotti ha registrato un trend positivo di +8,4% sulle vendite a volume (quantità vendute a prezzi costanti) e +9,0% su quelle a valore (Fonte: Nielsen Trade*MIS, variazioni % annue della categoria a Luglio 2016 nella distribuzione moderna).
Quasi 2 italiani su 5 (il 38% dei rispondenti) dichiara di seguire una particolare dieta / alimentazione che vieta o limita il consumo di determinati ingredienti: le diete più comuni tra i consumatori italiani sono quelle a basso contenuto di grassi (18%) e a basso contenuto di carboidrati (11%). Per oltre 1 italiano su 5, invece, il cibo è vissuto come una “cura / medicina” e privarsi di un particolare alimento diventa una necessità funzionale a determinate patologie: il 23% dei rispondenti afferma di essere personalmente intollerante o allergico a qualche ingrediente oppure di avere in famiglia qualcuno che soffre di particolari intolleranze o allergie alimentari (tra le più comuni si riscontrano le intolleranze nei confronti del latte / lattosio / prodotti caseari in generale e del frumento / glutine).
Il fenomeno salutistico che ha preso piede negli ultimi anni non è però circoscritto solo alle diete e alle necessità legate a particolari patologie. Dallo studio è emerso che oltre la metà degli italiani ha dichiarato di evitare volontariamente l'assunzione di determinati ingredienti con la propria alimentazione, tra cui: antibiotici e ormoni in prodotti animali (66%), coloranti artificiali (65%), conservanti artificiali (62%), Ogm (60%) e aromi artificiali (59%). Ne consegue quindi un atteggiamento più attento alle singole componenti presenti nei prodotti alimentari acquistati, con il 71% degli italiani che tende a privilegiare quei produttori e/o distributori che applicano canoni di massima trasparenza su origine e modalità di produzione dei propri prodotti. Rispetto della salute ma con gusto, insomma. Anche in situazioni estreme. Il primo astronauta italiano a introdurre nel menu a bordo navetta lasagne e tiramisù, come ha ricordato Stefano Polato, chef veneto e responsabile dello Space Food Lab di Argotec in una recente lezione al Master in Cultura del cibo e del vino a Ca' Foscari Challenge School a Venezia, è stato Luca Parmitano esportando a bordo della missione Volare anche riti della Dieta Mediterranea: il pasto conviviale e il pranzo della domenica, il premium food dunque a livello nutrizionale e un comfort food a livello psicologico.
Ma è con Samantha Cristoforetti che si è provato, ha detto lo chef Polato, quanto l'olio d'oliva possa ravvivare persino un'insalata disidratata, e come un menu gustoso possa anche ottimizzare il fabbisogno energetico e la digeribilità. Nei pasti quotidiani della Cristoforetti, curati dallo stesso Polato di Argotec, immancabili la frutta stabilizzata, la frutta secca e i grani come i semi di zucca, le barrette con cereali e quinoa, e l'alga spirulina. ''Nutrirsi in modo sano è roba di ragazzi'' ha detto l'astronauta Sam che per la missione Futura ha puntato con decisione sul cibo funzionale. “A bordo si completa l'orbita terrestre ogni 90 minuti e il ciclo sonno-veglia è completamente stravolto, – ha sottolineato Polato – il cibo deve perciò essere altamente digeribile, da qui l'abbondanza di fibre e farro in ogni porzione”. “Per pensare al cibo del futuro nella scelta degli ingredienti – ha detto lo chef – sono tornato indietro studiando le qualità del regime alimentare dei nostri nonni. Innovative invece le tecniche di conservazione ed erogazione del cibo. Nello space food indispensabile in cucina – ha precisato Polato – utilizzare anche trattamenti non termici come le alte pressioni idrostatiche, i campi elettrici pulsanti, gli ultravioletti, l'ozonizzazione, il plasma a freddo, la Co2 in fase supercritici. Hi-tech anche i trattamenti termici per preparare un pasto per astronauti, dai raggi infrarossi all'ohhico fino al microonde a ultrasuoni. Nello spazio come a terra, nella vita di tutti i giorni, gli antiossidanti sono il futuro della dieta”.