Il libro “The History of Wine in 100 Bottles” è stato scritto da Oz Clarke
C’è anche il Barolo tra le 100 bottiglie che hanno fatto la storia del vino.
Il libro “The History of Wine in 100 Bottles” è stato scritto da Oz Clarke e racchiude le 100 espressioni enologiche più importanti del mondo. Per Clarke, il Barolo è il vino “leader” in Italia. “Forse il Brunello di Montalcino, molto di moda in Italia, ogni tanto lo supera, ma mentre il Brunello può essere paragonato ad altri vini, nulla è paragonabile al Barolo.
A Clarke non piace il paragone con la Borgogna: “Sono entrambi di colore chiaro, sono sempre offerti come i prodotti di singoli vigneti, e sono costosi, ma non sono uguali. Non hanno odore simile, non hanno lo stesso sapore e il Barolo – con i suoi caratteristici tannini – non si sente come il bordeaux.
La storia del Barolo è relativamente giovane. Il Nebbiolo, l’uva con cui è prodotto, è molto più vecchio del vino piemontese e risale al 13esimo secolo. Ne parlava già Plinio il Vecchio.
Quando e per merito di chi nasce allora il Barolo moderno? La nascita si colloca attorno agli anni ‘30 del XIX secolo e il merito è da attribuire ai Marchesi Falletti, all'enologo francese Louis Oudart e al conte di Cavour.
Carlo Tancredi Falletti sposò, con il beneplacito di Napoleone, Juliette Colbert de Maulevrier, pronipote del famoso ministro delle finanze di Luigi XIV di Francia. La famiglia dei Falletti era una famiglia di banchieri che acquisirono importanti proprietà terriere nel Comune di Alba sin dal 1250. Juliette (o Giulia) fu animatrice di uno dei più importanti circoli intellettuali di Torino e protettrice di Silvio Pellico. Alla morte di Carlo, nel 1838, acquisì tutte le proprietà della famiglia Falletti. Chiamò nelle sue terre il grande enologo francese Louis Oudart che applicò le tecniche usate per i grandi vini francesi sul vino prodotto nei possedimenti della marchesa. Fu così che si scrisse una delle prime importanti pagine della storia del Barolo moderno, divenuto così popolare che incuriosì persino il re Carlo Alberto di Savoia. Giulia gli inviò 325 carri, ognuno contenente una botte di Barolo: una per ogni giorno dell'anno (tranne i 40 giorni di Quaresima, Gulia era molto osservante), in modo che il re potesse assaggiare ogni giorno un vino diverso. Fu così che alla corte di Torino il Barolo venne definito “vino dei re, re dei vini”.
Il Barolo è legato anche alla storia dei Savoia. Carlo Alberto di Savoia acquistò le proprietà di Verduno e Pollenzo ed affidò al generale Staglieno, enologo ammiratore della Francia, la cura dei vigneti e la produzione del vino nei vari possedimenti. Il figlio morganatico di Vittorio Emanuele II e di Rosa Vercellana (‘la bella Rosin'), Emanuele, conte di Mirafiori, ebbe poi in appannaggio le terre di Fontanafredda a Serralunga d'Alba: cento ettari interamente coltivati a vigneto, il più grande “Chateau” di Langa. Il Barolo era oramai diventato il vino ufficiale dei banchetti importanti a casa Savoia. Giulia Falletti morì nel 1864, lasciando il patrimonio dei Falletti all'Opera pia di Barolo.
Altro protagonista fu Camillo Benso, conte di Cavour. Di cultura francese, aveva viaggiato molto Oltralpe. Divenuto ventenne sindaco di Grinzane, chiamò Luois Oudart a curare il vino nelle proprietà di famiglia nella zona. Fu così che nacque lo stile moderno del Barolo che, per la prima volta nel 1844, venne imbottigliato come vino secco e fermo.
Negli anni successivi alla morte della marchesa Falletti, fra Ottocento e Novecento, le vigne di sua proprietà furono progressivamente cedute ai fattori ed ai mezzadri che le conducevano, dando vita alla frammentazione delle proprietà che ancora oggi caratterizza l'area langarola, facendola assomigliare alla Borgogna. Iniziano inoltre a delinearsi le due scuole di Barolo: quella del “generale” (Staglieno), abboccato, e quella del “francese” (Oudart), secco.
Qualche anno dopo, Giovan Battista Burlotto divenne anch'egli uno dei protagonisti della storia del Barolo: acquistò la proprietà di Verduno dai Savoia (1910) e portò il Barolo in mezza Europa.
Il Barolo divenne così celebre che nacque l'esigenza di proteggerlo dalle contraffazioni: si cominciò a tutelarne il marchio. Figura di spicco di questo periodo fu Giacomo Conterno, che aprì a Monforte un'osteria con mescita del proprio vino.
C.d.G.