Dieci anni: tanti ne sono passati quando è nata ufficialmente Valoritalia, fondata nel 2009 da Federdoc e Csqa con l'obiettivo di fornire una risposta operativa alle disposizioni comunitarie previste dalla nuova Ocm.
In pochi anni ha realizzato una crescita esponenziale che l'ha portata a divenire leader indiscussa della certificazione nel comparto vitivinicolo italiano. Per celebrare questa importante ricorrenza, ad Alberobello si sono tenuti tre giorni di formazione, scambio di idee, opinioni e progetti per il futuro. Ma soprattutto tre giorni di calore umano, di senso di appartenenza e piacere nello stare insieme. Valoritalia, lo ricordiamo, è autorizzata dal Mipaaft ad effettuare attività di certificazione per tutti i vini a Denominazione di Origine e in questi primi 10 anni, ha sempre insistito su un principio fondamentale: per le imprese il processo di certificazione non dev’essere interpretato e vissuto come un onere ma come un’opportunità, perché costituisce la base di un rapporto fiduciario con il mercato.
L’argomento filiera ampia e consapevole è stato il focus dei numerosi brain storming che hanno animato la tre giorni pugliese. Non solo presentazioni dunque, ma momenti di discussione e confronto su varie tematiche ai quali sono stati invitati a contribuire tutti i collaboratori della società: tematiche che hanno spaziato dalle strategie di comunicazione agli aspetti commerciali alle novità legislative. “I nostri collaboratori sono il vero patrimonio di Valoritalia. Sono una grande famiglia. È grazie al loro prezioso lavoro che Valoritalia è diventata leader del settore”. Con queste parole il Presidente Francesco Liantonio, aprendo la convention, ha sottolineato l’approccio della società. “I singoli sono sempre importanti – ha proseguito Liantonio – perché ognuno contribuisce con la propria esperienza e la propria insostituibile sensibilità alla crescita della società. Ispettori, responsabili di sede, addetti alla gestione amministrazione e alla comunicazione, oltre 200 specialisti distribuiti su 36 sedi di Valoritalia sparse sul territorio nazionale, sono stati e sono tutt’ora parte costitutiva di un’eccellenza italiana”.
(Francesco Liantonio)
Il Presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro, intervenuto anch’egli alla Convention, ha poi ricordato le due grandi sfide che aspettano Valoritalia: la prima consiste nel valorizzare pienamente il modello italiano di certificazione delle Denominazioni di Origine. Un modello che non ha eguali al mondo perché riesce a tracciare ogni singola bottiglia “dal campo allo scaffale” con un livello di dettaglio impensabile solo un decennio addietro. La seconda è promuovere e proteggere il modello delle denominazioni italiane come punto di riferimento a livello internazionale. “Una bottiglia di vino appartenente ad Denominazione di Origine italiana – ha rimarcato Ricci Curbastro – fornisce quelle garanzie di “identità territoriale” e qualità organolettica sconosciute in altri sistemi, e ciò rende quella stessa bottiglia più competitiva. La tracciabilità tradotta in identità fornisce alle aziende un valore aggiunto che indubbiamente le aiuta a posizionarsi correttamente sul mercato globale”.
Molto rilevanti sono stati gli interventi alla convention di Luigi Polizzi, alto dirigente del Mipaaft, e Stefanio Vaccari, capo dipartimento Istituto Centrale Qualità e Repressione Frodi (Mipaaft). Polizzi ha illustrato le ultime novità normative che riguardano i vini a denominazione, soffermandosi in specifico sulle nuove disposizioni relative alla certificazione dei vini; mentre Stefano Vaccari ha illustrato il nuovo Decreto Ministeriale sui controlli e ribadito, sulla base di considerazioni giuridiche e una molteplicità di dati statistici, il primato internazionale del modello di certificazione italiano delle Denominazioni di Origine, di cui Valoritalia ne rappresenta il fiore all’occhiello coprendo oltre il 50% del mercato. Come ha riaffermato il direttore generale Giuseppe Liberatore, se in un decennio Valoritalia è diventata un punto di riferimento credibile e affidabile per tutta la filiera, lo deve alla sua capacità di rapportarsi con imprese, consorzi e istituzioni, sempre in maniera propositiva. Glielo impone il ruolo che svolge, ma glielo impongono soprattutto le esigenze delle imprese che sono sul mercato e che dal mercato traggono indicazioni per il proprio futuro.
C.d.G.