Carta dei vini e piatti proposti in un ristorante, che rapporto c’è tra questi due mondi? Quench Magazine, uno dei giornali più seguiti nel Nord America, ha realizzato un sondaggio su un campione di 16mila persone. A Verona, durante la decima edizione di Wine2Wine, il caporedattore della rivista, Gurvinder Bhatia, ha analizzato i risultati. Quello che emerge maggiormente è una discrepanza tra le aspettative del cliente e la realtà. Il 50% degli intervistati, infatti, crede che nei ristoranti gli chef creino i loro piatti in base alla carta dei vini proposta. Non è però così. “È necessaria una maggiore istruzione per gli chef sui vini. L’ingrediente segreto che dovrebbero utilizzare è la fantasia, da abbinare alla proposta dei vini”, dice Bhatia durante la masterclass. Dall’altro lato, però, i vini che si trovano in un locale sono solitamente scelti in base alla proposta gastronomica. Bisognerebbe dunque far parlare questi due mondi, attività che al giorno d’oggi si fa poco.
“Non tutti i vini vanno bene per tutti i palati. Bisogna avere – dice ancora Bhatia- una mentalità aperta e saper distinguere che tipo di vino va bene in base ai locali”. Si potrebbe in questo modo accogliere una nuova categoria di consumatori, cioè chi si rende conto della connessione tra menu e bevande. Un rapporto complicato. Due mondi così vicini ma nella realtà ancora troppo lontani. Un legame che, se rafforzato, potrebbe portare qualità maggiore ai ristoranti, oltre alla credibilità del locale.