Sarà pubblicata domani nell’inserto Economia del Corriere della Sera la consueta classifica delle maggiori 118 aziende vitivinicole italiane sulla base dei risultati dei bilanci 2023 della giornalista Anna Di Martino. Che, però, nel suo blog>, ha voluto anticipare qualche dato. E le cose sono molto interessanti. Le aziende che hanno superato quota 100 milioni di fatturato sono 27 e, dice la Di Martino, “per la prima volta, dopo alcuni anni di crescita, il numero dei big è rimasto invariato. Una prova in più di quanto sia stato complesso il 2023. Ci sono aziende che pur vicine al traguardo dei 100 milioni non sono riuscite a fare il grande salto o addirittura hanno fatto qualche passo indietro, rimandando l’appuntamento a tempi migliori”. Il “club dei 27”, dunque, vale da solo più di 5,9 miliardi di fatturato totale, 3,8 miliardi di esportazioni, 1,8 miliardi di bottiglie: numeri impressionanti.
Il podio è sempre dominato dalla cooperativa Cantine Riunite & Civ, al primo posto della classifica. Sul secondo e terzo gradino del podio si piazzano le due maggiori realtà private di taglio industriale: Argea, 449,5 milioni, braccio vinicolo della Sgr Clessidra, e Italian wine brands, 429 milioni, gruppo vinicolo quotato in Borsa. Quarto posto per Caviro e quinto per Cavit. “Puntando l’obiettivo sui soli privati – scrive la Di Martino – si conferma al sesto posto, con 255 milioni di fatturato, il Gruppo Santa Margherita della famiglia Marzotto. Dopo l’exploit dello scorso anno, la casa veneta chiude un esercizio di consolidamento che risente della generale battuta di arresto sui mercati esteri, in particolare Stati Uniti, primo mercato del gruppo, dove il brand Santa Margherita, grazie al suo Pinot grigio, è uno dei più conosciuti e quotati”. Al settimo e ottavo posto Marchesi Antinori e Fratelli Martini. Sempre sul fronte privato, al 13mo posto, Gruppo Zonin 1821 scende sotto i 200 milioni fermandosi a quota 193,5. Nel giro di un anno Mack & Schuhle Italia scala 12 posizioni e conquista il posto 14 con 172,4 milioni di fatturato, pari a un exploit che sfiora il 67%. Il gruppo toscano Piccini mette a segno un progresso del 52,7% e sale a quota 16 partendo dal 23mo posto. La crescita esplosiva si deve in particolare all’acquisizione di Cide, partner imbottigliatore nell’area del Prosecco con un giro d’affari nell’ordine di 35 milioni, alimentato anche dalla controllata società di distribuzione tedesca che ha preso oggi il nome di Piccini CMBH. Al 17mo posto si conferma la Marchesi Frescobaldi. Nuovo salto in alto della Mionetto che registra un incremento del fatturato del 10% e si accomoda al 18mo posto con 153,5 milioni di fatturato. Segue al 19mo posto il Gruppo Lunelli. Occupa il 20mo posto e gira l’anno in positivo (+2,25) la Schenk italian winery con 141,5 milioni. Tra le firme più conosciute del Prosecco, nelle sue declinazioni Doc, Docg e Asolo docg, la trevigiana Villa Sandi, dopo il bilancio record del 2022 chiude il 2023 a 131 milioni. Tiene il fatturato di Contri spumanti, grande casa spumantistica controllata dalla Hyle Capital Partners: al 25mo posto, con 107,6 milioni. La fase di stanca dei mercati Usa e Canada, pesano sui risultati del Gruppo Ruffino, braccio italiano dell’americana Constellation brand: nonostante il progresso a due cifre in Italia, i conti dell’export piegano il risultato finale del 13,8%. Al contrario, sono le vendite all’estero che hanno spinto il fatturato della Serena wines guidata dall’omonima famiglia: tra le aziende di riferimento nell’area del Prosecco docg, chiude con 103 milioni la rosa dei big.