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Scenari

I big del vino europeo fanno sistema: nella tenuta Antinori si programma il futuro enologico

14 Luglio 2015
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Undici grandi famiglie del vino si sono date appuntamento nella nuova cantina degli Antinori nel Chianti Classico.

L'occasione, il consueto meeting delle grandi famiglie del vino che hanno scelto di fondare e dare vita all'alleanza “Primum familiae vini”.
Tre generazioni di famiglie che hanno fatto la storia enologica europea, insieme hanno stretto un patto, una sorta di alleanza per scambiarsi aiuti e idee per uno scudo stellare che le metta al riparo dalle incursioni di investitori e finanzieri, ma anche per permettere l’ingresso nel mondo enologico dei più giovani delle loro famiglie.

Il record, quanto a numero di avi, è italiano: le 26 generazioni di Antinori, dal 1385. Oltre ai padroni di casa (che con un trust familiare hanno reso inespugnabile l’azienda per altri 90 anni), sui poggi toscani sono comparsi i francesi di Joseph Drouhin dalla Borgogna, gli Hugel dall’Alsazia, gli eredi della baronessa Philippine Rothschild di Chauteau Mouton Rothschild dal Medoc, la famiglia Perrin dalla Valle del Rodano, poi i De Billy dello champagne Pol Roger. Fianco a fianco con gli spagnoli delle aziende Torres e Vega-Sicilia, i tedeschi della Egon Müller Scharzhof e i portoghesi di Symington. Poi un’altra famiglia di marchesi italiani, gli Incisa della Rocchetta, della Tenuta San Guido, quella del Sassicaia.

Quest’anno la presidenza dell'alleanza, che cambia ogni anno, è stata affidata ad Alessia Antinori (la mamma di Giulio e Giovanni Pietro).
Il sodalizio va avanti dai primi anni ’90. Prima era composta da dodici famiglie. Poi il gruppo Constellation, leader mondiale nella produzione di vino, acquistò l’azienda di Robert Mondavi e la famiglia del pioniere della Napa Valley abbandonò l’alleanza, avendone perso i requisiti. Gli attuali 11 discutono se il futuro socio debba essere un rappresentante del nuovo mondo vinicolo o se sia il caso di restare dentro i confini dell’Europa.

“Ci si aiuta e ci si fa forza — spiega Alessia Antinori al Corriere della Sera — nei momenti difficili. Questi giorni assieme servono a consolidare i nostri valori in modo che le aziende restino alle famiglie. E a far conoscere tra loro i nostri figli”.
Il meeting si tiene una volta l’anno in un Paese diverso. Quest’anno l’appuntamento in Toscana che ha previsto, nei tre giorni, periodi di lavoro, studio ed anche degustazioni, ma hanno anche discusso di tecniche e commerci. La rete distributiva è talvolta comune, fattore decisivo se si esporta più di metà delle bottiglie. I vini di Mouton Rothschild, ad esempio, arrivano in Cina grazie ai punti d’appoggio di Torres.

L’altra attività è la partecipazione alle aste di beneficenza: in palio cassette con le bottiglie migliori delle 11 aziende e un passaporto per visitare le cantine con una speciale accoglienza. All’ultima asta, in California, un mese fa, le tre cassette hanno consentito di raccogliere 2,4 milioni di dollari.


(Renzo Cotarella)

“Si tratta di un'associazione concepita non per fare business, ma per scambiarsi strategie di produzione, idee, esperienze – dice Renzo Cotarella, amministratore delegato di Antinori – . Tutte hanno una storia importante alle spalle, metodi di produzione di un certo livello. L'obiettivo, quindi, è rafforzare questa strategia, fare sistema ma non nel modo che ha inteso, per fare un nome, Angelo Gaja, ma solo per pensare ad un modo nuovo di fare vino per migliorarsi sempre di più”.

C.d.G