La bevanda americana ha presentato il rapporto sull'impatto economico e occupazionale nel nostro paese, giunto alla seconda edizione, realizzato dalla Bocconi di Milano
Per festeggiare i suoi 90 anni di presenza nel nostro Paese, Coca Cola (nel 1927 si chiamava Società Romana Acque Gassose) si “regala” una seconda edizione – la prima risale al periodo di Expo – della ricerca sul suo impatto economico ed occupazionale in Italia.
E, per avere dati incontestabili, si affida ad un prestigioso ateneo milanese, la Bocconi, che affida a Fabrizio Perretti della Sda Bocconi School of Management, il compito di fare la ricerca. Da questo lavoro emerge subito che gli 813 milioni di euro di risorse generate e distribuite nel Paese (0,05% del pil), 133 milioni di euro vanno alle famiglie, 275 alle imprese, 405 allo Stato. E, che, Coca-Cola in Italia è al 1° posto nel settore dell’Industria delle bibite (bibite analcoliche, acque minerali e di altre acque in bottiglia) in termini di risorse generate e distribuite all’interno del sistema economico, che complessivamente rappresentano il 32,6% (pari a 2.852 milioni di euro) delle risorse totali; è, anche, al primo posto anche nell’Industria delle bevande (bibite analcoliche, delle acque minerali, di altre acque in bottiglia, dei vini da uva, sidro e birra) che rappresentano il 7,2% (pari a 13.001 milioni di euro) ed al 5° posto nell’industria del food&beverage in termini di risorse generate e distribuite all’interno del sistema economico, che rappresentano il 0,8% (pari a 112.478 milioni di euro) delle risorse totali.
(Giangiacomo Pierini)
Poi, rileva Perretti, Coca-Cola ha rapporti economici con oltre 1.000 fornitori (66% nel Nord-Italia e 34% nel Centro-Sud) e nei suoi quattro impianti d’imbottigliamento ha 2.100 dipendenti diretti e tra diretto e indiretto, assicura 25.610 posti di lavoro (0,11% della forza lavoro totale in Italia). Ma la multinazionale americana assicura redditi a 60.000 persone che dipendono, parzialmente o totalmente, dai redditi di lavoro generati (direttamente e indirettamente) da Coca-Cola, perché ogni posto di lavoro dipendente genera circa 12 posti di lavoro totali nell’economia italiana. E, per quanto riguarda la donne, presenta la maggiore incidenza femminile a livello di quadri (43% sulla media del 28%) e di dirigenti (30% sulla media del 14%) rispetto alla media delle imprese attive nel settore.
Davanti a questi numeri, si può solo condividere il commento di Giangiacomo Pierini, direttore relazioni istituzionali e comunicazione di Coca-Cola Hbc Italia quando evidenzia “il ruolo cruciale di Coca-Cola all’interno del tessuto economico nazionale: oltre ad avere una forte presenza industriale con i nostri 4 stabilimenti, siamo capillarmente presenti in tutto il Paese con una forza commerciale che è la più grande dell’intero settore food & beverage. Siamo oltre 2.000, donne e uomini, che ogni giorno lavorano con passione per portare bevande di qualità sulle tavole degli italiani, collaborando con oltre 1.000 fornitori con un indotto che genera ulteriori risorse occupazionali ed economiche nel Paese”.
(Cristina Broch)
A sottolineare la qualità delle bevande firmate Coca Cola ci pensa Cristina Broch – ha lo stesso ruolo di Pierini ma di Coca-Cola Italia – che se ne avesse la possibilità, elencherebbe tutti i 3.900 prodotti firmati dalla multinazionale di Atlanta: “Coca Cola è un’azienda impegnata in molte iniziative finalizzate a sostenere lo sviluppo economico e sociale del Paese; da tre generazioni investe e si rinnova, da Nord a Sud, consolidando il legame e l’affinità, non solo industriale, ma anche di supporto attivo alle grandi sfide e progetti del Paese. Dopo la positiva esperienza di Expo Milano 2015, in cui abbiamo raccontato il nostro modello di sostenibilità, continuiamo a promuovere la collaborazione fra industria, istituzioni e associazioni, da cui nascono sempre nuove opportunità a beneficio dei cittadini”.
Infatti, per rispondere alle richieste e alle aspettative dei suoi consumatori, per 19 brand del gruppo, Coca Cola produce versioni a ridotto, basso o nullo contenuto di zuccheri o calorico, che affiancano la bevanda classica e la Fanta, prodotto nato nel 1955 a Napoli, con l’utilizzo di arance esclusivamente italiane. E, proprio per venire incontro alle richieste del mercato, oltre a ridurre zuccheri e calorie, Coca Cola sta puntando molto sulle mini porzioni, anche per ridurre il più possibile consumo eccessivo ed anche sprechi. Insomma, l’attenzione per il sociale non avviene solo attraverso iniziative come la trasformazione del padiglione allestito ad Expo 2015, poi smontato e rimontato a Lorenteggio, alla periferia di Milano, dove è diventato centro di aggregazione per gli abitanti del quartiere; ma anche sostenendo il consumo consapevole dei propri prodotti.
Michele Pizzillo