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Scenari

Frescobaldi l’ottimista: “Il mondo del vino italiano in crisi? Mica tanto…”

11 Luglio 2024
Lamberto Frescobaldi Lamberto Frescobaldi

Una bacchettata all’Europa e un dolcino al governo italiano. Le sfide del futuro e anche qualche sberla (virtuale badate bene) a chi i vigneti vorrebbe estirparli. Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv, va a braccio nel corso del suo intervento all’assemblea generale che si è tenuta oggi a Roma presso la sede di Confcommercio. La prima bacchettata di Frescobaldi è all’Europa: “Ci aspettiamo unità – dice – Parlamento europeo e commissione devono essere unite. E invece nella passata legislatura sembravano due unità diverse”. Poi rivolgendosi a Lollobrigida: “Dal governo italiano, ci aspettiamo che partecipi al gruppo Europa in maniera determinata e che abbia sempre di più un ruolo da leader. Nei tavoli non dobbiamo più presentarci in ordine sparso”. Frescobaldi è ottimista per natura, “non farei l’imprenditore altrimenti”, dice e aggiunge: “Non siamo venuti qui a tirare la giacca a nessuno – prosegue il numero 1 di Uiv – Rappresentiamo un prodotto che genera 7,8 miliardi di valore di export, il primo prodotto in termini di esportazioni agroalimentari italiane, ma servono scelte strategiche, come quella di sviluppare con forza l’Ocm vino per il commercio del nostro prodotto”. E poi dice ancora: “Mi pare che sia necessario un progetto di rilancio del settore senza fughe in avanti, come per esempio ha fatto l’Irlanda e avere risposte celeri. Oltre ad avere quel diritto al veto che l’Europa ci ha spesso negato. Gli accordi di libero scambio rimangono fondamentali perché dobbiamo poter accedere a più mercati internazionali e diversificare i nostri sbocchi. Oggi il 62 per cento del nostro settore viene esportato in appena 5 mercati. Dobbiamo allargare la nostra base. Gli accordi di libero scambio sono complessi e ne abbiamo parlato con il ministro Lollobrigida. Ma non possiamo più attendere. Sull’America bisogna avere gli occhi aperti. A breve ci sarà il nuovo presidente e mi pare che il proibizionismo a stelle e strisce sia dietro l’angolo. Sono tempi difficili per gli Stati Uniti, con il costo del denaro e l’inflazione alle stelle”.

Ma i soci Uiv non vogliono assistenzialismo: “Stiamo parlando di cantine che si sono managerializzate, 800 aziende grandi e piccole con l’85 per cento del vino italiano esportato che viene prodotto da soci Uiv – aggiunge Frescobaldi – e che vogliono essere rispettate”. La questione caporalato ovviamente sale sul podio anche dell’assemblea generale: “Ci discostiamo totalmente da quello che è successo nelle Langhe ieri – dice il presidente – Lo sfruttamento della manodopera non ci appartiene. Si tratta di poche mele marcie che speriamo vengano assicurate alla giustizia. Purtroppo molti altri casi non emergono. E queste cose negative poi ledono l’immagine intera del settore vino in Italia. Noi vogliamo contratti di lavoro fatti bene per dare a questa parte fondamentale della filiera una giusta sicurezza. Il vino ha contribuito a riportare in vita alcuni territori italiani che erano quasi scomparsi, vedi per esempio il Brunello 30 anni fa”. Poi capitolo espianti: “Assolutamente contrari – dice – specialmente per i vigneti di collina e montagna. E soprattutto dove quei vigneti sono stati piantati con fondi Ocm. Oggi mi pare un’assurdità utilizzare gli stessi fondi, pagati dai contribuenti, per estirparli. Io mi vergognerei a toglierli e non riuscirei a guardare in faccia i miei clienti”.

Sulla questione vino e salute dice: “Che il vino consumato con moderazione faccia bene non lo dico di certo io. Questi attacchi che sono fatti in maniera specifica contro il mondo del vino mi sembrano inutili. Non c’è scritto da nessuna parte che un consumo moderato provochi danni alla nostra salute. La questione riguarda i paesi del nord Europa, dove gli abitanti non toccano nulla da lunedì al giovedì e poi si scatenano nel fine settimana. Ma su altri prodotti alcolici. Il vino, infatti, è tra i prodotti alcolici meno consumati (20 per cento). Prima ci sono i superalcolici (40 per cento) e la birra (35 per cento). E poi dobbiamo dirlo, senza fare nessuna polemica: il prezzo del vino non consente a tutti di potersi dare agli abusi”. Chiusura sulla questione futuro: “Io sono un’inguaribile ottimista – dice – Le persone si scocciano a leggere sempre cose negative e pensare che il nostro settore sia in crisi. Non lo siamo poi così tanto. Se ci piangiamo addosso, è meglio cambiare mestiere. Là fuori c’è un grande settore da portare avanti”.