Franciacorta lancia le Unità Geografiche e fa il restyling al logo. Due novità che confermano la tendenza di questo consorzio di tutela a stare sempre sul pezzo e a voler spostare la propria asticella dei traguardi sempre un passo avanti. Quello delle Unità Geografiche è un lavoro immenso e importante e Franciacorta lo ha affidato ad Alessandro Masnaghetti, l’uomo che ha fatto della geografia e del vino una simbiosi ormai imperdibile. Un lavoro per dividere questo territorio incastonato tra le prealpi bresciane e che volge a Sud verso la Pianura Padana in tanti micro territori per dare più valore a tutta la Franciacorta e cogliere le diversità da zona a zona. E così ieri insieme al presidente del consorzio Silvano Brescianini ha presentato l’edizione numero uno della Carta dei Vigneti e delle Zone di Franciacorta. Masnaghetti dopo tre anni di lavoro ha diviso il territorio di una delle denominazioni più importanti dedicate al metodo classico in 134 zone tra i quasi quattromila ettari vitati della denominazione divisi in 19 comuni.
“La base del mio lavoro è partita disegnando i vigneti e attingendo a pieni mani dal catasto napoleonico redatto tra il 1807 e il 1809 e che tra l’altro è stato fortunatamente digitalizzato”, ha spiegato lo stesso Masnaghetti. Quel catasto che, per esempio, ha ricordato ancora Masnaghetti volendo rimarcare il parallelismo è stato utilizzato in Borgogna per classificare quel territorio. “Il mio lavoro – ha detto ancora – è soprattutto quello di semplificare. Partendo da tre spunti: i sopralluoghi nelle zone, il ricorso al catasto già citato e la sovrapposizione di tutte le informazioni acquisite alla realtà dei luoghi e alle tradizioni. La geologia ha influito per il 2 per cento nel mio studio. La Carta non è tuttavia “soltanto” storia, tradizione e toponomastica. È anche il tentativo – grazie al testo pubblicato sul retro della Carta stessa – di descrivere la Franciacorta in modo semplice quanto efficace, con l’obiettivo di creare finalmente un linguaggio comune nel descrivere la denominazione”.
Ovviamente la Carta delle Unità geografiche è solo un punto di partenza. Per dare un senso a questi micro territori ci vorrà la volontà di tutti i soci del consorzio e proporre la modifica del disciplinare della Docg Franciacorta. E poi il benestare del Comitato nazionale vini che è l’organo del ministero deputato a valutare queste richieste. “È un iter lungo – ha spiegato Brescianini – ma noi partiremo subito e la nostra parte la faremo in pochi mesi. Poi ci vorranno alcuni anni ma l’importante è partire. Crediamo molto in questo lavoro di Masnaghetti e il nostro obiettivo è quello di arrivare ad avere le Unità Geografiche Aggiuntive di cui si fregiano altre denominazioni in Italia”. Per intenderci: per poter inserire in etichetta l’Uga Rivetta del Castello nel territorio di Cazzago San Martino o Canelle a Erbusco, ci vorrà ancora molto tempo. Ma l’indicazione che arriva dalla Franciacorta è chiara. Dare valore al territorio, verticalizzare la provenienza del vino, evidenziarne la diversità.