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Scenari

Finti Brunello e Rosso di Montalcino, sventata frode da un milione di euro. Regista della truffa un enologo

09 Settembre 2014

Ancora frodi nel vino.

Ancora il territorio del Brunello finito sulle pagine della cronaca per una frode sventata dalla Guardia di Finanza di Siena grazie alla pronta segnalazione del Consorzio di Tutela del vino Brunello di Montalcino. Sono stati sequestrati 160mila litri (poco più di 200 mila bottiglie circa), di cui 75.620 litri di Brunello di Montalcino e 89.847 litri di Rosso di Montalcino e 2.350 contrassegni di Stato. L'inchiesta ha visto anche la collaborazione dell'ispettorato repressione frodi del ministero delle Politiche agricole di Firenze, e ha portato finora al sequestro di vino per un valore di quasi un milione di euro.

Vino di modesta qualità veniva venduto come Brunello e Rosso di Montalcino.  Dietro a questa operazione c'è un enologo. Consulente tecnico di svariate aziende agricole produttrici di vino della zona di Montalcino, rimaste vittime della frode. Dal 2011 al 2013 è riuscito a commercializzare, spacciandolo come vino Brunello e Rosso di Montalcino, un enorme quantitativo di vino di modesta qualità.

Ci sarebbe stata una rete di altre persone a supportarlo, che lo avrebbero aiutato nell'impresa, “collaboratori a vario titolo – si spiega nella nota – e con diverse funzioni nell'ambito dell'intera filiera della produzione e messa in vendita di uve e vino”. L'enologo, dal 2011 al 2013 è riuscito a commercializzare, spacciandolo come vino Brunello e Rosso di Montalcino, un enorme quantitativo di vino di modesta qualità.

Ed ecco come agiva l'enologo inserendo falsi dati nella banca dati della Regione su vendemmie, facendo false dichiarazioni di produzione, su giacenze contabili e su cessioni di vino sfuso. Inoltre il consulente, approfittando della fiducia dei committenti, era venuto in possesso di contrassegni di Stato e documenti attestanti la Docg del Brunello riuscendo così a spacciare per Brunello vino di minore qualità.

Per l'enologo, denunciato, è scattato anche il divieto di dimora a Montalcino (Siena) da parte dell'autorità giudiziaria e sono stati sottoposti a sequestro preventivo i suoi conti bancari, fino al valore di 350.000 euro, come equivalente del profitto di reato.

“E' un fatto molto grave che potrebbe arrecare un danno sensibile al Brunello di Montalcino, ai produttori ed al suo territorio, un sistema che però fortunatamente, come in questo caso, ha la forza e gli strumenti per individuare, isolare e combattere con successo chi abusa della notorietà del Brunello”, ha dichiarato il presidente del Consorzio del Brunello Fabrizio Bindocci. “I reati contestati non lasciano dubbi – prosegue -si tratta di una truffa verso il consumatore e soprattutto verso i produttori di Brunello, che subiscono questa vicenda e che reagiranno con durezza. Se e quando l'inchiesta confermerà le varie responsabilità il Consorzio si costituirà immediatamente parte civile e ricorrerà a tutti gli strumenti necessari per colpire simili comportamenti, in modo particolare coloro che sul territorio eventualmente avessero condotto gravi irregolarità o adottato iniziative lesive dell'immagine del Brunello”.

Il Consorzio ha collaborato da subito alle indagini, partite “proprio dal sistema stesso dei produttori”. Inoltre a difesa di un brand importante e forte a luglio ha reso operativi importanti provvedimenti: l'inserimento di un nuovo articolo nel disciplinare che introduce il controllo preventivo sulle vendite di uva e vino sfuso (per leggere l'articolo cliccare qui); è stata varata anche la commissione che entro ottobre redigerà il Codice etico cui tutti i produttori e coloro che ruotano intono al mondo del vino dovranno attenersi.

A commentare l'operazione contro i finiti Brunello e Rosso di Montalcino anche il ministro Martina: “Abbiamo i mezzi giusti per difendere i nostri prodotti d'eccellenza e l'operazione di oggi della Guardia di Finanza in collaborazione con il nostro Ispettorato repressione frodi ne è la conferma. L'azione di contrasto messa in campo testimonia che i livelli di presidio della qualità ci sono e funzionano. Proprio la sinergia operativa tra gli organismi di controllo e gli enti preposti alla certificazione, infatti, ha consentito di impedire che la frode colpisse ancora i consumatori e di porre fine a un'odiosa concorrenza sleale nei confronti dei produttori onesti. Chi vuole operare fuori dalle regole va messo fuori gioco e per questo ritengo importante l'esempio dato dal Consorzio del Brunello nel denunciare movimenti sospetti”.