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Scenari

Export del vino, Uiv sull’accordo Ue-Mercosur: “Via le barriere tariffarie”

27 Giugno 2019
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Castelletti: “Le barriere tariffarie e non tariffarie presenti in questi Paesi impediscono o rallentano lo sviluppo del business delle imprese vitivinicole italiane. Vanno protette tutte le Ig”. Unaitalia: “Meno garanzie per i consumatori”

“Dopo diversi anni di lavoro tecnico e intense discussioni, l'accordo commerciale UE-Mercosur (il mercato comune dell'America Meridionale) si avvicina finalmente alle ultime fasi. Dall’esito degli ultimi cicli di negoziati, purtroppo, abbiamo appreso che le proposte di concessioni in materia tariffaria per il settore del vino sarebbero estremamente insoddisfacenti, in quanto il Mercosur propone un’eliminazione delle barriere tariffarie dopo 15 anni dall’entrata in vigore dell’accordo”. 

Con queste parole, Paolo Castelletti, Segretario generale di Unione Italiana Vini, fa appello al Ministero dello Sviluppo Economico perché venga posta particolare attenzione in questa ultima fase del negoziato commerciale UE-Mercosur, affinché la Commissione Europea possa giungere a un accordo che possa portare vantaggi concreti al settore del vino su questioni cruciali che vanno dalle barriere tariffarie e non tariffarie, alla difesa delle denominazioni italiane. “Tale proposta è inaccettabile – prosegue Castelletti – In questo modo, il vino italiano non trarrebbe alcun beneficio a breve e medio termine dalla conclusione dell’accordo e i vini argentini e cileni continuerebbero a rafforzare le loro quote di mercato in Brasile. Per questo Unione Italiana Vini ritiene indispensabile che, mediante l’approvazione dell’accordo, in via prioritaria, l’Unione Europea ottenga un’eliminazione completa dei dazi sul vino fin dall’entrata in vigore del trattato. Il vino non può mancare questa opportunità”.

“Nel Mercosur – aggiunge Castelletti – siamo in competizione con Paesi che non hanno le stesse restrizioni. Il Brasile, tra i mercati emergenti, è uno dei più dinamici e promettenti in chiave di potenziale aumento dei consumi pro capite di vino. Tuttavia, le barriere tariffarie e non tariffarie presenti in questo Paese impediscono o rallentano lo sviluppo del business delle imprese vitivinicole. L’accordo dovrà garantire, mediante uno specifico ‘capitolo vino’, il superamento di queste barriere che oggi impediscono un corretto e trasparente accesso al mercato”. Secondo l’osservatorio del vino, infatti, nel 2018 l’export vinicolo italiano in Brasile è stato di circa 35 milioni di euro, con una preoccupante flessione del 9,2% in valore e del 21% in volume rispetto al 2017. Tale dato è sinonimo delle difficoltà riscontrate dagli operatori italiani in questo mercato, nonostante gli importanti investimenti in promozione e internazionalizzazione.

“Una seconda questione cruciale per le imprese vinicole dell'Unione europea – conclude Castelletti – è la protezione delle indicazioni geografiche (IG). Nel corso dei negoziati, abbiamo sempre sottolineato, in particolare, l’urgenza di ottenere la protezione della Dop Prosecco, utilizzata nei Paesi Mercosur come nome di varietà. Chiediamo, quindi, il massimo impegno anche in tal senso e che ogni strategia sia messa in campo per trovare una soluzione che assicuri la protezione del nome Prosecco, al fine di evitare una escalation di azioni volte ad usurpare e utilizzare questa Dop in Brasile e Argentina, che causerebbe un ingente danno economico e di immagine ai produttori italiani in quei Paesi e in altri mercati internazionali”. Con questo appello al governo e alla Commissione Europea, Unione Italiana Vini auspica che l’ultimo ciclo di negoziati possa portare a un deal soddisfacente per il settore del vino, in grado di rilanciare l’export e gli investimenti nei Paesi dell’America Latina.

Sulla questione è anche intervenuta Unaitalia: “L’accordo tra Ue e Mercosur penalizzerà fortemente l’intero settore avicolo europeo, mettendo rischio oltre 60mila di posti di lavoro in Italia. L’aumento di quote di import di carne avicola a dazio zero che saranno concesse ai Paesi del Sud America, a partire dal Brasile, primo esportatore al mondo, avrà forti ripercussioni anche sui consumatori, che subiranno una drastica riduzione delle garanzie sull’origine e sulla qualità della carne. E’ il momento che il Governo e i neo-eletti parlamentari europei facciano sentire la voce dell’Italia a Bruxelles e respingano questo negoziato con fermezza”. Così Antonio Forlini, presidente di Unaitalia (Unione Nazionale Filiere Agroalimentari delle Carni e delle Uova) in merito alla possibile chiusura dell’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e il blocco commerciale dell’America latina (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) che sta mettendo sotto pressione l'agricoltura europea e la filiera avicola italiana.

 “Tra i vari comparti penalizzati dall’accordo – aggiunge Forlini – quello avicolo, che oggi è 100% made in Italy, rischia di essere la vera vittima sacrificale: il Brasile esporta già quasi 500mila tonnellate di carne di pollame in Europa ogni anno, nonostante la Commissione Europea abbia evidenziato carenze strutturali sul rispetto delle norme sanitarie e igieniche. Ricordiamo – prosegue Forlini – lo scandalo della “Carne Fraca”, che ha portato alla revoca dell’abilitazione all’export in Ue a 20 stabilimenti brasiliani di macellazione di carne di pollame. La maggior parte di questa carne viene importata surgelata ed è utilizzata per la realizzazione di prodotti elaborati nei quali non è obbligatoria l'indicazione dell'origine. Quindi i consumatori non sapranno che stanno consumando carne di pollame prodotta in condizioni meno rigorose di quella italiana. L’accordo si aggiunge alle concessioni di ulteriori quote in favore dell’Ucraina e alle conseguenze della Hard Brexit sul nostro comparto, che troppo spesso diventa per l’Unione europea merce di scambio. Il Mercorsur sarebbe l’ennesimo colpo a un comparto che cerca di mantenere la sua eccellenza, a fronte di competitor sempre più avvantaggiati e agguerriti. Per questo chiediamo che Governo e parlamentari Ue lo rifiutino con decisione”.

C.d.G.