di Antonio Giordano
Piccoli segnali positivi dalla mondo della Sicilia del vino.
L’isola, infatti, è tra le regioni che nel primo semestre 2020 hanno esportato di più nonostante le difficoltà legate alla pandemia e al blocco delle attività di interi settori. Ed è una regione nella quale aumenta nel medio periodo la superfice destinata a vigneto puntando decisamente sulla qualità. Si parte dal dato dell’export che per la Sicilia segna una crescita del 6,5% a fronte di una media nazionale in negativo a -3,4. In campo positivo, insieme alla Sicilia, anche Emilia Romagna, Campania e Trentino Alto Adige, ma con percentuali molto diverse (rispettivamente 2,8%, 2% e 1,3%). Numeri che sono contenuti nello studio su “Il settore vitivinicolo in Sicilia: quali sfide per tornare a crescere?” che è stato redatto dagli analisti di Intesa Sanpaolo e che permettono di inquadrare il settore del vino siciliano come un settore “resiliente”. In riferimento ai dati del 2019 la Sicilia è stata la nona regione di Italia per quantità di vino esportato con una cifra pari a 136 milioni di euro di valore. Un aspetto da “porre in attenzione” secondo Pierluigi Monceri, direttore Regionale Lazio Sardegna e Sicilia di Intesa Sanpaolo. “E’ sicuramente un dato curioso – spiega – si verifica una tenuta dei vini siciliani ed è un dato incoraggiante e in particolare con un mercato terminale come quello francese che è un dato da porre in attenzione”. L’incremento dell’export siciliano nel primo semestre 2020, infatti, è trainato dalla crescita delle vendite verso il mercato francese (+18% rispetto al primo semestre del 2019). “La Sicilia – aggiunge Monceri – ha tenuto particolarmente bene e questo è una notizia confortante e che conferma l’evoluzione qualitativa che il settore ha avuto negli ultimi dieci anni”. Altro segnale incoraggiante è l’aumento della superfice vitata. In particolare, nota lo studio, ad Agrigento, la superficie vitata è cresciuta dell’86% dal 2006 al 2019, in controtendenza rispetto all’evoluzione nazionale che ha visto un calo del 5%. In crescita anche a Siracusa (+42%) e Messina (+20%) anche se su estensioni molto minori. “Le conversioni in corso puntano soprattutto su elementi di qualità”, sottolinea il numero uno della banca.
In un 2020 molto particolare per l’economia, non solo siciliana ma mondiale, dal vino viene un piccolo segnale di speranza. Ma è da sostenere ancora puntando sulla dimensione delle aziende, elemento fondamentale per aggredire i mercati esteri puntando su qualità, incrementando l’ecommerce e le sinergie con il turismo. In particolare lo studio di Intesa rileva come nel settore dei vini fermi siano aumentate le marginalità per le imprese non tanto grazie alle quantità venduta ma per il fatto di avere puntato sulla fascia alta del mercato di particolari mercati come quelli dell’oriente E la Sicilia ha tanta qualità da potere esportare. Un percorso che, adesso, potrebbe essere replicato anche per quel che riguarda gli spumanti dove la fascia alta del mercato mondiale è presidiata da prodotti francesi. Un discorso che vale per l’Italia e anche per la Sicilia: la quota di mercato mondiale detenuta dall’Italia per i vini fermi è quasi raddoppiata in fascia alta (2008-2018), dove l’Italia è passata dal 15% al 31%. Quasi assente sugli spumanti di fascia alta, mentre cresce nella fascia bassa e soprattutto media. Inoltre nello stesso periodo il fatturato delle aziende vitivinicole italiane biologiche è aumentato del 66,8%, più del doppio rispetto alle aziende “non-bio”. Anche la redditività è aumentata, a fronte di un calo per le aziende tradizionali.
Per quel che riguarda la Sicilia lo studio di Intesa Sanpaolo evidenzia come l’Isola produce una percentuale di vini Dop/Igp dell’80% superiore alla media italiana (68%). Le produzioni Dop/Igp sono 31. La Sicilia è la sesta regione italiana per impatto economico dei vini Dop e Igp, con 522 milioni di euro nel 2019 (in crescita di oltre il 20% rispetto al 2018). Il Terre Siciliane Igp è la prima Igp italiana per valore del vino sfuso; Sicilia Dop è nelle prime dieci Dop. C’è ancora da fare, però, dal punto di vista della “reputazione del vino”. Attraverso un indice che indica una quota di etichette premiate dall’Associazione Italiana Sommelier (20 etichette nel 2020 su un totale di 650 italiane) questo segna un valore inferiore rispetto alla quota di produzione di vino in Italia, che supera l’11% (quarta regione con oltre 5,6 milioni di ettolitri). Per quel che riguarda il turismo lo studio della banca evidenzia come sono in crescita i turisti enogastronomici: nel 2019 salgono al 53% i turisti che dichiarano di voler abbinare al viaggio anche una degustazione enogastronomica. Secondo l’Osservatorio Vinitaly, nel 2018 gli stranieri in vacanza in Italia hanno acquistato oltre 70 milioni di bottiglie di vino. In Sicilia, la ristorazione di eccellenza è ben rappresentata, ma la presenza di servizi di accoglienza nelle aziende vitivinicole è inferiore alla media italiana. “Se possiamo ipotizzare uno scenario post covid per il mondo del vino”, aggiunge Monceri, “la Sicilia ha sicuramente tenuto meglio fino ad ora, e può crescere soprattutto sui mercati esteri dove ha una penetrazione suscettibile di miglioramento. Mercato spesso lontani come quelli orientali. Ed è per questo che bisogna lavorare sulla dimensione delle aziende”.