“Dal nostro Osservatorio sull’export dei vini italiani, mi stanno arrivando segnali più che incoraggianti sui trend dell’immediato futuro che ci fanno ben sperare per il secondo semestre 2024 ma anche per il 2025″. Questo, a poche ore dal Vinitaly, il commento di Edoardo Freddi International, realtà italiana di export management del settore vinicolo, che nel 2023 ha registrato oltre 86 milioni di euro di fatturato gestito e 35 milioni di bottiglie commercializzate. “In particolare, nonostante la battuta di arresto negli ultimi 12 mesi – prosegue Edoardo Freddi – vedo all’orizzonte nei prossimi 18 mesi una ripresa dei nostri grandi vini rossi di qualità, che torneranno ad essere acquistati dagli appassionati e dai winelover esteri, a partire dagli Stati Uniti storicamente il mercato più importante per questo genere di bottiglie. Infatti in vista delle elezioni presidenziali di novembre, l’economia americana continua ad andare bene e anche la Fed si appresta a tagliare i tassi perché l’inflazione statunitense è sotto controllo. Inoltre in Asia, dove nel 2023 noi abbiamo registrato una crescita impetuosa dell’export +20%, anche tutta la cosiddetta “Grande Cina” prosegue nell’acquistare i nostri vini italiani di qualità, a partire da Amarone, Brunello e Barolo (per i rossi) e da Lugana, Trebbiano e Pinot Grigio/Bianco (per i bianchi). In Cina in particolare si è consolidata una classe media evoluta, che ora acquista i nostri vini per consumarli e non solo per regalarli come accadeva in passato. Questi nuovi consumatori orientali apprezzano tutto il Made in Italy, a partire dalle nostre bottiglie tricolore. I nostri spumanti sostanzialmente tengono in tutto il mondo, con il Prosecco in costante crescita specie in Francia (effetto sostituzione con Champagne) sebbene non più a “doppia cifra” come negli anni della Pandemia”.
“Dopo la breve ma fisiologica battuta di arresto nel 2023 che segue però molti anni di continua crescita (non si può crescere sempre), a partire dal secondo semestre 2024 i nostri fine wine rossi continueranno a fare la storia dell’enologia italiana – prosegue Freddi – Ma per rappresentare un’esperienza unica per intenditori ed appassionati le nostre cantine dovranno ascoltare sempre più i consumatori giovani, senza per questo snaturare la loro storia ed i loro terroir. Ne deriveranno vini magari meno “muscolosi” rispetto al passato ma decisamente più attenti alla sostenibilità ambientale e sociale, perché la GenZ (che saranno i consumatori del futuro) sono molto attenti a questi aspetti. Dopo un 2023 in chiaro/scuro, il secondo semestre 2024 sarà perciò di transizione per l’export dei vini italiani, con grandi opportunità da cogliere per tutti coloro che sapranno leggere prima e meglio i “segnali deboli” provenienti dai mercati. Di tutti questi temi noi di Edoardo Freddi International stiamo ragionando con tutte le oltre 50 cantine nostre partner”.