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Scenari

Etna, sempre più giovani investono sui vigneti del vulcano: + 55 % in tre anni

12 Settembre 2024
Vigneti sull'Etna Vigneti sull'Etna

All’ombra del vulcano negli ultimi 10 anni la superficie vitata è cresciuta del 70%, le bottiglie di vino prodotte sono quadruplicate, l’enoturismo è un nuovo asset di alta fascia, praticato per i 2/3 da stranieri, a partire dagli americani. Ma l’Etna Doc – denominazione con 1.500 ettari (al 60% bio) racchiusi in 20 comuni, 4 versanti, 133 contrade e circa 445 imprese produttrici – si sta rivelando un nuovo vettore sociale in particolare per il lavoro dei giovani che, sull’onda del successo del vino, hanno avviato imprese e investimenti nell’area. Secondo un’analisi del Consorzio in occasione degli Etna Days (12-14 settembre al Picciolo Etna Resort a Castiglione di Sicilia, Catania), la quota di aziende di vino condotte da giovani under 41 è arrivata ormai al 20% (8% le giovani conduttrici), il doppio rispetto a quella nazionale (10%) riscontrata da Ismea su base Istat. Un’accelerazione, quella dei giovani imprenditori, che nei 4 versanti etnei si è fatta ancor più evidente negli ultimi 3 anni (2020-2023), con un incremento nel periodo del 55% per un totale di 89 realtà produttrici. Trend questo molto più significativo rispetto alla crescita complessiva di nuove aziende (+16%).

“Il vino qui è un calmieratore sociale sempre più decisivo – ha detto il direttore del Consorzio Etna Doc, Maurizio Lunetta in apertura dell’appuntamento clou della denominazione –. I giovani hanno ripreso a coltivare gli appezzamenti di vigna dei propri nonni, in una sorta di salto generazionale che permette di garantire lavoro a se stessi e a una manodopera molto numerosa. Complici i vigneti montani coltivati ad alberello, il totale del vigneto richiede infatti un monte annuale di oltre 200 mila giornate lavoro, con circa 2.500 persone coinvolte direttamente nella produzione. Siamo orgogliosi – ha concluso Lunetta – di contribuire nel nostro piccolo a frenare l’abbandono dall’Isola da parte delle nuove generazioni”.

L’ascesa, nell’ultimo decennio, della Doc Etna nella critica enologica internazionale sta garantendo la sostenibilità economica delle imprese (50 milioni di euro il fatturato franco cantina, 150 mila euro il valore del vigneto per ettaro, 5 volte più della media regionale) ma anche del territorio. Secondo uno studio dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, la domanda enoturistica (200 mila presenze) restituisce un valore aggiunto sull’area di 123 milioni di euro l’anno, e per ogni bottiglia consumata sulle pendici dell’Etna si genera un impatto (diretto, indiretto e indotto) in favore del territorio di 82 euro, 10 volte più del valore del vino alla produzione (ne parlavamo in questo articolo>). Un ticket virtuoso, quello vino-vulcano in chiave turistica, che secondo il Consorzio è praticato dal 60% delle imprese con tour e degustazioni guidate, mentre il 15-20% ha investito direttamente su strutture dedite all’accoglienza e alla ristorazione.

Alla terza edizione degli Etna days sono protagoniste 100 cantine in tre giorni di degustazioni, visite in cantina, incontri con i produttori, approfondimenti e walk around tasting. Appuntamenti riservati alla stampa specializzata nazionale e internazionale (13 solo dagli Stati Uniti) per scoprire i vini prodotti alle pendici del vulcano attivo più alto d’Europa. In primo piano, le nuove produzioni a base di Nerello Mascalese e Caricante, le varietà principali per Etna Bianco, Etna Bianco Superiore, Etna Rosato, Etna Rosso, Etna Rosso Riserva, Etna Spumante bianco ed Etna spumante.