Il sottosegreatrio alle Politiche Agricole ha incontrato a Villa Neri gli “attori” protagonisti delle eccellenze del Vulcano: “Bisogna remare tutti nella stessa direzione”
Che sia un territorio unico non c’è dubbio. Che non siano tutte rose e fiori, lo sanno bene tutti i protagonisti che vivono quotidianamente. L’Etna è croce e delizia per chi ci vive e lavora.
Un terroir unico che potrebbe diventare il fiore all’occhiello di tutto il mondo. Uno scenario unico dove convivono tantissime realtà delle eccellenze siciliane. Il vino, soprattutto, passando per le mele, le ciliegie, i pistacchi, i fichi d’India. Criticità e prospettive sono state analizzate nel corso di un incontro organizzato da Cronache di Gusto a Villa Neri Resort a Linguaglossa con l’onorevole Giuseppe Castiglione, sottosegretario alle Politiche Agricole. Castiglione è uno che il Vulcano lo conosce molto bene, essendoci nato da queste parti (a Bronte) ed essendo stato presidente della Provincia di Catania.
“Niente cose troppo formali, atmosfera rilassata e friendly – ha detto Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di Gusto – Argomenti liberi. Cogliamo l’occasione per parlare con un uomo delle istituzioni che prenderà appunti e che ci dirà come intende muoversi per valorizzare questo territorio meraviglioso”.
Sala gremita, tanti volti noti e meno noti, da chi vive all’ombra del Vulcano producendo vino, a chi coltiva un pezzettino di terra a chi ha una struttura ricettiva.
“Diciamola tutta – ha detto Carrera – in genere siamo bravissimi a lamentarci, ma qui qualcosa di molto positivo c’è. Credo che il vino sull’Etna sia il caso da prendere in esempio, il prodotto che mi pare nettamente più avanti rispetto alle altre eccellenze che si producono qui. Ma temo che la cosa sia sfuggendo di mano ai produttori”.
I numeri raccontano di un numero di aziende aumentato in maniera esponenziale negli ultimi 15 anni, con i prezzi dei vigneti che sono schizzati alle stelle in pochissimo tempo, aumentando in alcuni casi anche del 700, 800 per cento.
Le opportunità ci sono, “ma credo che il vero problema del comparto – dice Carrera – sia quello di capire come remunerare bene gli agricoltori”.
Insomma bisogna essere un po’ visionari, parlare sì di presente, ma avendo bene la testa proiettata al futuro. “Remunerare gli agricoltori è uno dei problemi più spinosi – ha detto Giuseppe Mannino, presidente del consorzio Etna Doc – Bisogna capire che se stanno bene loro poi, a catena, starà bene tutto quello che ci sta attorno ad un agricoltore, che terrà bene il vigneto o il proprio terreno, riparerà i muri a secco, le strade di accesso; lui è il vero custode del territorio”.
(Giuseppe Mannino)
I prezzi delle uve, per rimanere in tema di vino, quest’anno dovrebbero essere leggermente più alti: si parla di 1,40, 1,45 al chilo per le uve Carricante e 70, 75 centesimi al chilo per l’uva nera. Mannino ha puntato il dito contro la poca stabilità politica che c’è nel mondo agricolo siciliano: “C’è stato un periodo in cui cambiava un assessore ogni sei mesi – dice Mannino – e mancando una guida stabile, tutto il comparto ne risente”. Le criticità, per Mannino, sono sulle mancanze di infrastrutture efficienti: “Al primo temporale siamo tutti al buio, oggi i gruppi elettrogeni sono una costante – spiega – Per non parlare di internet. Ci sono zone completamente isolate”. Ma una grave piaga è quella dei rifiuti, soprattutto sul versante Sud del Vulcano: “Chilometri e chilometri di rifiuti abbandonati, raccolta differenziata pari allo zero ed i comuni non hanno la più pallida idea di come risolvere la cosa”.
(Antonio Benanti)
Per Antonio Benanti, puntare all’eccellenza è una condizione fondamentale: “Molti lo hanno compreso – dice – ma non tutti. L’Etna si vede, ma da nessuna parte c’è scritto che qui c’è un territorio unico. Nemmeno all’aeroporto che accoglie i nostri visitatori. Manca un orgoglio, manca una consapevolezza della zona, una voglia di dimostrare che questa è una zona fantastica. E lo vedo anche e soprattutto dalle piccole cose, dalla mancanza, per esempio di una segnaletica stradale adeguata. Ancora non abbiamo compreso che qui si potrebbe vivere di vitivinicoltura ed enoturismo. Dovremmo imparare bene il marketing territoriale”.
“E’ difficile mettere insieme varie entità spesso complesse e tanto distanti una con l’altra – ha detto Gianluca Torrisi di Fattorie Romeo del Castello – A volte basterebbe che ogni singolo produttore badasse meglio e bene alla sua proprietà. Ognuno di noi potrebbe acquistare un cartello da mettere lungo il percorso per raccontare cosa c’è e cosa si può vedere in quella zona specifica”.
(Camillo Privitera)
Ma un’analisi più approfondita ha fatto emergere un’altra questione: la mancanza di una manodopera specifica. E se gli istituti alberghieri chiudono, mancano scuole specializzate in grado di formare i giovani nella conoscenza delle tecniche agricole e della cura dei vigneti: “E dire – ha detto il cavaliere Giuseppe Tornatore – che i giovani si stanno avvicinando alla campagna. Dovremmo guidarli di più e dare loro gli strumenti necessari per una corretta formazione”.
“Manca l’organizzazione basilare – ha spiegato il sommelier Camillo Privitera – perché non capisco come sia possibile che i vari comuni non dialoghino tra di loro per mettersi d’accordo e creare una rete adeguata che sia in grado di raccontare quello che c’è e cosa accade all’interno del nostro territorio”.
(Giuseppe Castiglione)
“Bisognerebbe prima – ha detto Carmelo Danzì, presidente del consorzio del Fico d’India – trasformare questa massa di agricoltori in veri e propri imprenditori. Togliere spazio alla disorganizzazione per fare le cose bene ed in un certo modo”.
“Ci vuole qualcuno – ha detto Salvino Barbagallo, presidente del consorzio Ciliegia dell’Etna – che crei una regia unica in grado di mettere insieme tutte le eccellenze di questo territorio”.
Castiglione ha preso appunti e poi ha rilanciato: “Intanto vi dico che di questi incontri ne organizzeremo tanti altri – ha detto – perché sono fondamentali per avere la chiara visione di quello che accade in un determinato territorio. Partiamo dalle cose più semplici: facciamo in modo che i Gal diventano gli strumenti chiave per gli imprenditori per portare avanti determinati progetti. L’Etna ha storia, tradizione e tante eccellenze. Ma molte di queste sono davvero troppo piccole per riuscire a comunicare quello che fanno. Ci vuole, prima di tutto, spirito di aggregazione e collaborazione. La politica, però, non va vista come un mondo lontano e che si disinteressa al mondo agricolo e del vino. A proposito di vino, il Testo Unico che abbiamo presentato è la più grande rivoluzione del mondo enologico italiano. Stiamo lavorando per una programmazione nuova, ma già fin da ora mi accorgo che qui sull’Etna, come in altri posti della Sicilia, ognuno naviga per conto proprio. Dovremmo creare un masterplan del Vulcano per scegliere con attenzione cosa valorizzare di questo territorio”.
Per Castiglione non si tratta di un problema legato alla mancanza di fondi, “perché i soldi ci sono, si può investire negli impianti di trasformazione, nella ristrutturazione dei vigneti ed anche nella formazione. Ci sono fondi ad hoc. Mancano, però, le idee per coordinare tutte queste risorse. Dobbiamo darci una strategia, perché sono convinto che si possa fare bene qui sull’Etna. Il mio primo passo sarà quello di mettere insieme tutti gli attori protagonisti di questo territorio unico che ci invidia tutto il mondo”.
G.V.