Il 15% dell’intero territorio dell’Unione Europea è in allerta arancione per la siccità e per un altro 1% è allarme rosso anche a causa delle temperature record registrate a febbraio nel vecchio continente, superiori di 3,3 gradi rispetto alla media storica 1991-2020 del periodo.
A dirlo è Coldiretti che traccia il panorama basandosi su dati dell’Osservatorio europeo sulla siccità relativi alla prima decade di marzo. Gli effetti dei cambiamenti climatici stravolgono l’andamento delle stagioni, con la mancanza di pioggia e neve che ha mandato sotto stress territori e coltivazioni.
Coldiretti ha quindi stilato la mappa della sete, partendo dal Sud Italia, dove negli invasi pugliesi mancano 107 milioni di metri cubi d’acqua rispetto all’anno scorso; a farne le spese sono le clementine, finite al macero dopo essere state compromesse dalla mancanza di acqua che ne ha inibito l’accrescimento.
Una crisi idrica che sta determinando anche un calo di foraggio verde nei pascoli e a rischio sono le piante di grano e legumi soprattutto nelle ‘terre bianche’ ricche di argilla e creta. Drammatica la situazione in Sicilia dove non c’è acqua per irrigare. Non viene risparmiata a Sardegna, soprattutto nel sud dove la siccità colpisce carciofi, pomodoro da industria, frutta e foraggi; si teme anche per vitivinicolo, riso, mais e medicali. Anche in Basilicata la situazione è abbastanza compromessa nonostante le piogge degli ultimi giorni.
In alcune zone dell’area nord della regione non c’è vegetazione e crescita, in particolare di cereali, foraggi e proteiche. Il paradosso, sottolinea Coldiretti, è che un Paese piovoso come l’Italia perda ogni anno l’89% dell’acqua che potrebbe essere conservata per esser messa a disposizione degli agricoltori e dei cittadini quando serve.