E’ emergenza siccità negli alpeggi, con i pascoli che sono sempre più secchi e le pozze per abbeverare gli animali asciutte a causa della mancanza di pioggia e delle alte temperature.
E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sulla situazione in montagna, in riferimento all’ultima ondata di caldo che soffoca l’Italia con le città bollenti in un 2022 che in Italia si classifica nel primo semestre come l’anno più caldo di sempre che spinge la diffusione degli incendi insieme a precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola. Una situazione drammatica sui pascoli in altura che coinvolge dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte all’Emilia con prati secchi che costringono le greggi a spostarsi sempre più dentro nei boschi, caldo anomalo, fonti d’acqua in affanno con gli animali che rischiano di non avere da bere e in alcuni casi vengono dissetati da rifornimenti di emergenza trasportati con gli elicotteri, con le autobotti e con le cisterne trainate dai trattori, come in provincia di Bergamo. Sempre in Lombardia nel Bresciano sorgenti al minimo storico e pascoli rinsecchiti e autobotti in azione. In sofferenza anche gli alpeggi tra Alto Lago di Como, Valtellina e Valchiavenna, con erba dei pascoli ingiallita e difficoltà di far abbeverare gli animali con le mucche che stanno producendo tra il 10 e il 20 per cento di latte in meno.
Si rischia un ritorno a valle forzato e anticipato di diverse settimane per la difficoltà di approvvigionamento del fieno necessario per sfamare gli animali. Mentre in Veneto, sulle Dolomiti, sull’Altopiano di Asiago e sui Monti Lessini negli alpeggi in difficoltà per scarsità d’acqua e prati pascoli secchi è scattata la solidarietà fra gli agricoltori per ospitare le mandrie in altura. Sulle montagne in Piemonte le temperature sono elevate e mancano i tradizionali temporali estivi in alta quota con la conseguenza che scarseggia il foraggio per nutrire gli animali mentre nei pascoli dove c’è ancora disponibilità di erba, gli allevatori portano vasche di abbeveraggio e tubazioni per l’acqua con il rischio di dover anticipare la chiusura della stagione di alpeggio con il ritorno nelle stalle di pianura. La situazione dei pascoli in montagna è molto critica e in diverse zone si sta procedendo anticipatamente con il secondo taglio di fieno, per salvare il salvabile visto che dal punto di vista della quantità si sta raccogliendo il 40% del foraggio che invece si sarebbe in una stagione normale e molte aziende sono costrette ad acquistarlo a prezzi altissimi, quando riescono a trovarlo. In Emilia Romagna, ella zona alto appennino parmense fra Valtaro e Valceno oltre i mille metri, da maggio a fine ottobre si effettua il pascolo dei bovini ma a causa della siccità si è ridotto il foraggio con il rischio di dover portare sui pascoli i balloni di fieno comprati altrove.
Oltre che in pianura gli effetti del cambiamento climatico si fanno dunque sentire anche in montagna con un profondo cambiamento del paesaggio dai pascoli ai ghiacciai. La mancanza di acqua sta mettendo in crisi un sistema fondamentale per l’agricoltura e l’allevamento in montagna mettendo a rischio produzioni tipiche, dai formaggi ai salumi. Un patrimonio conservato nel tempo grazie alle imprese agricole che assicurano un impegno quotidiano per la salvaguardia delle colture agricole, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. Si tratta di una risorsa per l’Italia anche che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione anche per quei visitatori italiani e stranieri che ogni estate affollano sentieri e boschi, pascoli e malghe alla scoperta della montagna.
C.d.G.