In Francia c'e' lo champagne, in Italia lo spumante e il prosecco, in Spagna la cava. Ora a cercare un'etichetta sono anche le anonime bollicine made in Britain, la cui qualità appare in crescita – a dar retta ad alcuni assaggiatori – a dispetto d'una produzione modesta.
E la risposta giusta – annuncia il Times – sembra averla trovata un barman di New York: British Fizz. Stando al giornale, l'idea ha avuto successo e potrebbe essere adottata dai produttori della United Kingdom Vineyard Association, impegnati da tempo a tentare di veder riconosciuto un loro marchio Igp (d'indicazione geografica protetta). “La questione di come chiamare il vino britannico è aperta da 50 anni e non è mai stata risolta”, ammette Sam Lindo, presidente dell'associazione e titolare di un'azienda vinicola piuttosto rinomata in Cornovaglia, estrema punta sud-occidentale dell'Inghilterra. Ora British Fizz potrebbe mettere d'accordo tutti almeno per lo sparkling wine. Ma non è detto. Lo stesso Times ha promosso di recente un referendum tra i bevitori d'oltremanica in cui sono state scartate ipotetiche denominazioni quali Frisson, Britagne o l'inguardabile Shampagne (un pugno nell'occhio non solo per i francesi); mentre ha raccolto consensi l'opzione “Merret”: omaggio al medico e scienziato Christopher Merret, naturalmente britannico, che nel XVII secolo brevettò per primo la tecnica della fermentazione secondaria per dare “frizzantezza” ai vini.
C.d.G