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Scenari

Doc Trentino e Valdadige Pinot Grigio, il consorzio aumenta le rese, proteste dei vignaioli

18 Febbraio 2015
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Il Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela Vini del Trentino, organo competente in materia di tutela, promozione e valorizzazione delle Doc e Igt del Trentino, ha approvato l’aumento delle rese delle Doc Trentino e Valdadige Pinot Grigio da 140 a 150 quintali per ettaro.

 L’associazione “Vignaioli del Trentino”, rappresentata dal Presidente Lorenzo Cesconi, ha votato contro questo provvedimento.
“L'aumento delle rese causa una riduzione della qualità del prodotto”, ha detto il presidente Cesconi. Recenti studi condotti da Nomisma hanno evidenziato come già la Doc Trentino si collochi all’ultimo posto nella percezione qualitativa dei consumatori italiani e al penultimo posto in quella dei consumatori stranieri.

“Questa proposta è in evidente contraddizione con l’obiettivo del Consorzio di valorizzare il marchio Trentino – dice Cesconi -, così come è in conflitto con la volontà di promuovere il Pinot Grigio Trentino come vino di montagna di qualità. Scelte produttive come queste sono totalmente incoerenti rispetto alle politiche di promozione che il Consorzio stesso dovrebbe perseguire per aumentare la reputazione del marchio”.

Dal punto di vista tecnico, la varietà Pinot Grigio non sopporta rese così alte: ne deriva quindi, oltre ad una produzione di bassa qualità, una maggior possibilità di contraffazione del prodotto. 
“I numeri non supportano tale decisione – continua il presidente -. Dati recenti (Agea Mipaaf) hanno dimostrato che il rapporto tra vino certificato e vino potenzialmente certificabile nel 2014 era del 98% in Sudtirol e del 60% in Trentino, a fronte di una media nazionale dell’82%. Nel 2014, inoltre, il 33% del vino Trentino Doc è stato declassato. Questi ultimi dati confermano quanto evidenziato già nel 2010 nel 

“Dossier sul settore vitienologico trentino” dell’Istituto Agrario di San Michele/Fondazione E.Mach, secondo cui “rivendicare la Doc in Trentino assume i contorni di una ‘prassi’ e non viene percepito come un valore aggiunto che qualifica la produzione, […] segnale di disaffezione nei confronti di un territorio poco valorizzato e poco tutelato”. 

“La nostra Associazione chiede da anni con forza l’adozione di politiche per rafforzare il ‘marchio Trentino’, e per promuoverlo quale garanzia di qualità, nella consapevolezza che il brand territoriale è più importante dei vari brand aziendali – conclude Cesconi -. La scelta fatta ieri dal CdA del Consorzio, cioè produrre di più per vendere a prezzi più bassi, porterà invece ad un’ulteriore svalutazione del Trentino, come marchio e come territorio. Con grande rammarico constatiamo che questa vicenda dimostra ancora una volta i gravi limiti dell’attuale sistema di governance del Consorzio di Tutela Vini del Trentino, nel quale la rappresentanza dei soggetti non appartenenti alla cooperazione risulta marginalizzata. Per questo ribadiamo, nuovamente, la necessità che si svolga un confronto leale in cui anche la Provincia sia coinvolta, e si proceda all’istituzione di un ‘organo paritetico’ competente sulle scelte strategiche del sistema vino nel quale sia garantita la reale rappresentanza di tutte le componenti produttive”. 

C.d.G.